LA FIERA DI LUCCA
RISVEGLIO
La notte avete dormito poco e male, eccitati come canguri dopati vi alzate all’alba sogghignando felici: oggi comincia LA FIERA.
ABBIGLIAMENTO.
Variabile a seconda della vostro ceto, del vostro carattere e della vostra etnia sarà uniformato da un unico elemento caratterizzante che vi marchierà per i prossimi 4/5 giorni: LO ZAINETTO.
Alla moda, anarchico, di marca, fatto a mano dagli Inuit, da impiegato statale o da metallaro scoppiato , ognuno sceglierà il suo modello in base alla sua indole e indirizzo politico/sociale.
EQUIPAGGIAMENTO
Viveri per evitare di farsi salassare ai bar della Fiera o nei locali della città che VI ODIA perché gli bloccate il traffico e create confusione, ma che vi SPREMERA fino al midollo se glielo lascerete fare.
Macchina fotografica digitale per immortalare i momenti topici dell’evento.
Blocco per farsi fare disegnini da sedicenti autori e autorucoli (STROLLO e RODDY VULVA!)
E (Udite! Udite!) LA LISTA di tutti i fumetti che vi mancano.
La lista è cosa buona, la lista è vita.
(Ed anche assolutamente INUTILE poiché neppure lei vi impedirà di comprare almeno due volte lo stesso albo).
Dulcis in fundo (per i più sfigati non automuniti) biglietto del treno comprato tre mesi prima.
LA STAZIONE
Appena arrivati non avrete alcun dubbio nell’individuare il binario giusto poiché tra gli altri lo riconoscerete subito grazie alla presenza di una moltitudine di vostri simili.
La fauna è multiforme e variopinta : bambini brufolosi con zainetti ricoperti di scritte.
Pre e post adolescenti con piercing , tatuaggi e zainetti con l’effige del Che.
Attempati trentenni con pochi capelli e zainetto dell’invicta.
Distinti signori con pancetta , capelli bianchi e zainetto tattico delle guerre puniche.
In mezzo a tutto ciò spiccano: Dylan Dog, la Morte, un orco, e un imprecisato numero di ragazzine vestite da elfi, fatine, principesse, guerriere e cellulitiche varie, il tutto all’insegna del cosiddetto “cosplay”, la mania di vestirsi come i propri personaggi preferiti.
Ovviamente tutti hanno qualche piccolo problema che li differenzia dagli originali:
Dylan Dog è calvo, la Morte porta le scarpe da ginnastica , agli elfi si staccano le orecchie e l’orco ha la tinta verde che gli cola sul viso.
Per evitare di rimanere in piedi a bordo del superaffollato treno esistono molte tecniche, ma la più gettonata rimane la disciplina Jedi.
“Dicesi disciplina Jedi l’approssimarsi al bordo del binario e l’esercizio della FORZA per far fermare il vagone con la porta dinnanzi a voi.”
Come un’unica voce senti intorno a te il mantra diffondersi: “fermati qui, fermati qui, fermati qui…”
“Colpo mortale del Minotauro!” urla un quindicenne sudaticcio alle vostre spalle e vi cade addosso spingendovi da parte proprio mentre il treno si ferma.
“Mi scusi signore” rantola sbavandovi addosso e quando vi rialzate il treno è già pieno come un uovo.
In piedi, inchiodati tra un tizio vestito da “rana magica” e una grassona truccata da Lamù, vi sorbite 1 e 20 di conversazioni di alto livello:
“Posso con la mia spada magica uccidere il tuo drago rosso?”
“No perché ho lo scudo purpureo.”
“E se faccio un tiro di avventato sortilegio?”
“No, ho sempre lo scudo purpureo.”
“E se uso un druido con carta speranza del vortice oblio?”
“Con coccardina d’oro?”
“Sì!”
“No, ho sempre lo scudo purpureo.”
“Figata!”
Dopo tre fermate arrivate ad un paesino di provincia ed impiegati statali, commessi , più un numero imprecisato di minatori che sta scavando una galleria salgono a bordo.
Simpatiche facce di genitori che si spaccano la schiena 12 ore al giorno si trovano di fronte a giovani vestiti da spelacchiati Wolverine.
“Ho il potere di EUKANUBA!” urla un grosso ragazzetto di 120 chili vestito da Uomo Blatta con uno spadone di gomma sulla schiena.
Un operaio con 2 centimetri di calli sulle mani lo osserva e rimpiange di non avere con se la sua sega circolare.
Arrivati quasi a destinazione sapete tutto sugli Elfi, sugli orchi, ma anche su tutti i compianti e mai superati autori di cartoni animati giapponesi (ma il termine corretto è ANIME) che parlano di tornei , di battaglie e di un numero imprecisato di orfane che combattono il male.
Alla stazione di arrivo la massa informe si riversa all’esterno del treno, gli indigeni del luogo corrono a chiudersi in casa e appendono fuori dalla finestra aglio e amuleti vari.
I più furbi e scaltri invece corrono a ritoccare i prezzi della merce in vetrina , alterano le bevande e riducono le dimensioni dei panini.
Il tragitto dalla stazione alla fiera è in auto per i più fortunati , in autobus per la massa e a piedi per i meno abbienti.
Voi , entusiasti più che mai, partite con lo zainetto in spalla ed entrate dentro le mura della città che contiene la fiera.
“Che strano…” pensate mentre entrate “Chissà perché tra tante città ne abbiano scelta proprio una che ha ancora LE MURA…”.
E mentre entrate vi pare di scorgere in alto figure armate che vi tengono d’occhio…
“Minotauro con colpo alla rovescia!” esclama il quindicenne sudaticcio mentre vi avviate in fila indiana.
La città è bella , caratteristica e piena di luoghi interessanti …vi guardate intorno mentre la vostra mente si lascia coinvolgere dal panorama:
“Chissà se troverò il numero con L’Uomo Ragno in armatura e la copertina olografica…” pensate rapiti da quello spettacolo.
Dopo 20 minuti di profonde riflessioni arrivate a un sottopassaggio e quando sbucate dall’altra parte la vedete: LA FIERA.
Immensi tendoni bianchi si stagliano contro l’orizzonte.
Cartelloni, locandine chioschi e file interminabili di gente accalcata all’entrata, ma se siete tra i privilegiati NON dovrete fare la fila poiché avete IL PASS.
Prima però dovete ritirarlo al punto accredito…
IL PUNTO ACCREDITO
“Dica” , ti dice Deborah , la bellissima ragazza della reception fissando un punto indefinito alle vostre spalle.
“Dovrei ritirare un PASS…” le rispondete sorridendo.
“Nome?” chiede lei guardando una macchia sul soffitto.
Voi glielo dite e lei batte velocemente sulla tastiera con le sue perfette unghie da gatta.
“Non risulta.” sentenzia con aria stizzita e stavolta i suoi occhi di giada inchiodano le vostre iridi marroni.
“A quale casa editrice appartiene?” chiede mentre il suo sguardo sfuma al viola…
“No, nessuna…vede io…”
“E’ un autore? E’ dello staff? E’ un giornalista?” spara a raffica la bella impiegata e i suoi occhi cambiano tonalità coprendo tutta la gamma dei colori.
“No. No. No.” Rispondete temendo che possa esplodere.
“Sono della STAR…” provate a mentire.
Gli occhi di lei assumono un’aria contrariata.
“Della Play…” tentate ancora e lei comincia ad arrabbiarsi.
“Lavoro alla FREE…!” buttate lì e lei fa una faccia disgustata.
“BONELLI!” Esclamate disperato. “Sono ospite della Bonelli!”
E lei scoppia a ridere come una pazza.
“Ce ne è un altro!” esclama ad un microfono mentre preme un pulsante sotto il tavolo e due della sicurezza vi vengono a prendere.
Dopo un’ora di chiarimenti venite prelevati da un amico che lavora nell’organizzazione, lui garantisce per voi e vi fa avere un PASS di carta riciclata con scritto a mano il vostro nome (sbagliato) e con sopra un enorme scritta rossa: IMBUCATO.
DENTRO.
Ringraziato il vostro amico (a cui dovete già un rene per avervi fatto entrare l’anno scorso) , vi guardate intorno e per un attimo rimanete confusi e abbacinati.
Ovunque si dipanano corridoi e spazi infiniti pieni di fumetti , miniature, soldatini d’epoca, DVD, libri, e qualsiasi altra inutile cosa per cui voi sbaviate.
SHANG-RI LA!
L’emozione è tale che per un momento sentite il desiderio di accucciarvi e fare la pipì come un cucciolo, poi riprendete il controllo di voi stessi e vi incamminate tra gli stand.
Per prima cosa dovete comprare un raro numero che vi manca per finire una collezione , poi farvi fare un disegno da un autore che tiene una conferenza e dopo…
“Ciao. Anche tu qui?” vi chiede uno alto, con gli occhialini , l’aspetto generale di uno che non mangia da mesi , abiti sdruciti da fricchettone e un tic nervoso che gli fa battere gli occhi ogni secondo.
“Ciao.” gli rispondete benché non vi ricordiate neppure chi sia …
Guardandolo bene somiglia ad una via di mezzo tra un muflone ed Eduardo de Filippo.
“Sono venuto a cercare il numero 18 di Talpot Boy” gli spiegate più che altro per cortesia.
“Io ce l’ho”, replica lui sbattendo gli occhi.
“Bene. Beato te. Quello rosso è raro.” Replicate sperando che la conversazione finisca lì.
“Io ho quello patinato con la copertina in vinile…” dice lui come se niente fosse…
“Quello con la spilla in omaggio?” chiedete increduli.
“Autografato, con la dedica e biglietto da visita. Ho conosciuto l’autore l’anno scorso a cena e dopo siamo andati a bere insieme…”.
Gli squilla il cellulare.
“Scusa. E’ lui che mi chiama …non trova l’accappatoio …”
All’improvviso non avete più molta voglia di quel numero.
Cercate di scordarvi la cosa e ripartite verso un altro stand.
“Action figures?” vi chiede all’improvviso una vocetta alle vostre spalle.
Vi voltate e a malapena vedete un paio di occhi che affiorano dall’ombra.
Lo stand è piccolissimo, angusto ,ma pieno di oggetti scintillanti…all’improvviso vi sembra terribilmente simile alla tana di un ragno.
“Action Figures…ripete la vostra mente.
Fedeli riproduzioni in scala di supereroi e personaggi dei fumetti , costosissimi BAMBOLOTTI che non esistevano quando eravate bambini e che ora sono qui…a vostra disposizione in infinite varietà.
“No…” sussurrate sicuri… “non ci casco…”
Ne comprate otto.
“Solo questi…” vi ripetete per rassicurarvi e poi ripartite alla volta dello stand degli incontri…la potrete farvi fare un disegnino da qualche autore!
GLI INCONTRI
La casa editrice in questione è la più grande del paese , è sulla breccia da mezzo secolo e voi leggete tutto quello che pubblicano.
Il loro stand è una roccaforte di pannelli di vero legno truciolato (non tendoni di plastica) e ricoperta di stamponi dei vari personaggi.
Qui non ci sono standiste o hostess ,ma “addette alle pubbliche relazioni” in tailleur e cosce sode di alabastro che però non vengono esibite, ma solo intuite.
Il responsabile capo si aggira in giacca e cravatta simile a un consulente finanziario.
“Da questa parte. Adesso no. Più tardi forse. Mi spiace, ma non è possibile….” Sussurra di volta in volta mentre prende gli appuntamenti .
Gli autori che si annidano all’interno della roccaforte sono tra i più rinomati del panorama nazionale , il loro PASS ha il nome scritto giusto ,ma non lo esibiscono MAI perché non vogliono essere riconosciuti .
Il loro aspetto è estremamente eterogeneo: vestono giacca e cravatta, giacca con toppe di camoscio ai gomiti, occhiali al collo alla Bertinotti (i più intellettuali), orecchino (i più trasgressivi) , stivali da cow boys (i più nostalgici).
Tutti loro dicono cose come: “No, non c’è più spazio qui da noi . Il futuro è in Francia.”
Hanno sempre un’aria un po’ sofferente , scazzata …un po’ come dire “non vorrei realmente essere qui ma….mi pagano!” e quando devono incassare un assegno lo fanno con aria sofferente, quasi dispiaciuta.
NESSUNO ha mai saputo cosa vi sia esattamente all’interno della roccaforte.
Se lo chiedete ti diranno che ci sono “un paio di sedie”.
I più fanatici sostengono che invece vi siano frigo bar , geishe , idromassaggio e un pozzo artesiano naturale.
“Comunque il futuro è in Francia” ripete uno di loro mentre il responsabile gli allunga un assegno mimetizzato in una stretta di mano.
La fila per i disegnini è lunga 150 metri (più di quella per visitare il Davide) ed è popolata dalla tipica fauna dei “Senti Ma”.
“Il Senti Ma…” esordisce il tuo personale Piero Angela mentale.
“…deve il suo nome al tipico suono che produce quando esordisce nella conversazione lo si riconosce da vari indizi tra cui i venti chili di fumetti che tiene nello zaino per farseli autografare.
“Senti Ma…” esordisce il Senti Ma di turno.
“E’ vero che tu volevi fare il pittore ,ma non ti è riuscito e ora disegni fumetti?” chiede a uno dei più grandi autori del paese.
“Non credo proprio…” risponde con tono gelido e l’unico motivo per cui non s’incazza è che ha appena preso un altro assegno.
“Senti Ma i lucertoloni pretoriani torneranno nella serie?” chiede un altro Senti ma.
“Chi?” chiede il disegnatore che da anni non legge più la serie che disegna.
“No…non credo…non lo so…e comunque il futuro è in Francia.” commenta mentre si chiede in quale ristorante lo porteranno a mangiare la sera.
La fila scorre lentamente e mentre aspettate vi ripetete il vostro discorsetto …
“Salve signore, io sono un suo grande ammiratore. Ho molto apprezzato la storia con i Lucertoloni Pretoriani e mi chiedevo se torneranno mai…”
Sfortunatamente quando arriva il vostro turno arriva anche la pausa pranzo e l’autore viene rapito dal responsabile che gli borbotta all’orecchio:
“opportunità di pubblicazione…(ASSEGNO)…nuova testata…(ASSEGNO) …percentuale sulle vendite (ASSEGNO) e i due si allontanano seguiti dalla Guardia Imperiale Rossa.
Restate come un imbecille col vostro foglio bianco in mano proprio mentre passa l’Amico Muflone che esibisce un A3 a colori, (acquerellato in diretta) raffigurante I LUCERTOLONI PRETORIANI.
E la dedica: “al mio carissimo amico che sa sempre dove lascio il mio accappatoio…”
Sconsolati ripartite e vi dirigete verso l’area conferenze dove sicuramente potrete ascoltare qualche significativo intervento.
L’AREA CONFERENZE.
Semivuota e utilizzata in gran parte per mangiarsi panini e far riposare i piedi è già occupata dall’autore di serie B di turno.
Di forma vagamente “fiascoide” il sedicente sceneggiatore sta presentando il suo nuovo e originalissimo personaggio “RODDY VULVA”.
“Sì.” Conferma il Fiasco parlante.
“Roddy è proprio un poliziotto ed ha una pistola.”
“Senti, ma la sua pisola emette dei RAGGI MORTALI?” chiede il Senti Ma locale.
“Bè, al momento non posso e non voglio anticipare nulla ma vi assicuro che resterete stupiti, vi dico solo che la sua pistola spara!”
Brusio di sconcertato stupore.
Superato l’emozionante momento vi rimettete in cammino e vi concedete a qualche spesa pazza.
L’ACQUISTO.
Comprate alcuni numeri mediamente rari che qui pagate tre volte tanto, poi passate ad un paio di stand gestiti da vecchie inacidite e befanesche che vi guardano male perché temono che gli rubiate qualcosa, infine andate ai mega stand della grandi case editrici dove giovani dall’aria incazzata vi guardano male perchè temono che gli rubiate qualcosa.
Tra gli oggetti acquistabili trovate giganteschi GOLDRAKE, improbabili Lamù a grandezza naturale, spade laser quasi funzionanti e così via fino ad arrivare ad uno stand dove sono esposte meravigliose riproduzioni di Alien, Predator ed altri personaggi famosi.
Perfetti in ogni dettaglio sono grandi quanto il vostro cane e costano un’ira di Dio.
Osservate con invidia signori dall’aria benestante che se li comprano a suon di carte di credito e allontanadovi lasciate un lungo rivolo di saliva di rimpianto.
LE CHIACCHIERE.
Dopo qualche ora cominciate ad incontrare i vostri simili e conoscenti.
Se siete solo un collezionista troverete il vostro omologo che esibisce gli acquisti fatti, se siete un addetto ai lavori estrofletterete la vostra “PINNA CRANIALE” nella consueta esibizione di “cosa sto facendo io e cosa stai facendo tu”.
“Io lavoro per tizio. Io ho pubblicato con Caio. Sempronio fa una miniserie con me ecc. ecc.ecc.”
Tale fase può essere veloce ed indolore se non gli si da molto peso o può essere INFOGNANTE se si casca nel meccanismo competitivo del chi ce l’ha più GROSSO.
In linea di massima si finisce quasi sempre per uno sconfortante pareggio poiché anche i più accreditati del sottobosco (“io lavoro con Alan Moore”) finiscono per chissà quale motivo per non fare mai un cazzo.
La domanda che tutti si pongono è: “DI COSA CAMPANO?”.
Tra un immersione e l’altra si esce e ci si rigenera fuori dove (se non piove) si può beneficiare di una rinfrescante boccata d’aria e di spettacoli assolutamente unici.
I COSPLAY
I “Costume Players” (persone che giocano indossando i costumi dei loro personaggi preferiti) si aggirano all’esterno simili a formiche impazzite , talvolta si aggregano in improbabili duelli fatti con spadoni di gomma, mentre le loro “donne” arrancano con costumino di carta da cui affiorano le debordanti ciccie.
Per dovere di cronaca è necessario segnalare però che per 10 di tal guisa ve ne sono due discrete che fissano il nulla vestite da Winx.
Tra i cosplay riconosciamo un GOLDRAKE fatto di cartone che si aggira rigido e inteccherito (perché ha dimenticato di farsi le articolazioni alle ginocchia), un Van Helsing che sta morendo soffocato sotto un impermeabile di finta pelle di plastica ed un numero imprecisato di anonimi ed ignoti personaggi MANGA che la vostra scarsa cultura in materia vi impedisce di riconoscere.
“Minotauro rampante!” grida l’UOMO Blatta che ha appena vinto il primo premio mentre i “CARTOON BOY” (attempati signori calvi di 55 anni ) suonano Jeeg Robot d’Acciaio in versione rock.
Tra uno spostamento e l’altro rincontrate ossessivamente le solite persone che vi dicono le stesse cose e con le quali all’inizio vi salutate calorosamente , poi con un cenno della testa e che alla fine fate finta di non vedere.
IL DISLESSICO.
Personaggio ricorrente si ripresenta ad ogni mostra e vi saluta ricordandosi di voi perché 10 anni fa vi ha chiesto di fare un fumetto per la rete.
“Oh, io Fumettolo, Fu…pubblichi, solo lollolo !…Multimedialo Windimmi!”
Da anni lo incontrate puntualmente vestito da uomo manager in compagnia di una bellissima ragazza mono-neuronica che ride al suo seguito.
In più d’uno sospettano che l’affitti solo per l’occasione.
Quando la vostra insaziabile sete di acquisti comincia a placarsi iniziate ad esplorare gli altri padiglioni e finite così in quello per bambini (perennemente deserto), in quello della beneficenza (più che vuoto, letteralmente MORTO) dove vi chiedono 5 euro per aiutare i bambini del terzo mondo (ma voi sfortunatamente avete appena comprato l’ultimo numero di STROLLO che costava appunto 5 euro…) ed infine la zona adibita ai GIOCHI VARI…
LUCCA GAMES.
Un enorme padiglione popolato da plastici, soldatini, schemi di gioco, modellini e quant’altro si possa immaginare vi si presenta davanti.
Gli avventori/giocatori si accalcano lì da giorni (e lo si sente perfino dall’odore) alcuni di loro si sono fatti impiantare un catetere solo per potere evitare di andare al bagno e li vedete assorti, convinti e febbricitanti mentre lanciano dadi su dadi.
“Ho fatto un arcano incantesimo della gattamelata!” esclama uno entusiasta.
“Sì, ma io ho sempre lo scudo purpureo…” replica l’altro.
Alcuni indossano cappelli da mago o strega, altri si sono fatti fare improbabili disegnini sulla faccia con pennarelli e colori tossici ed altri ancora hanno denti finti da vampiro, orecchie finte da elfi e cervelli finti da persone normali.
Tutti accomunati dalla passione per la fantasia , tutti rapiti dai loro sogni , li osservate mentre cercate di immaginarveli tra 50 anni….
(“Scudo purpureo!!!!” grida un vecchio novantenne legato ad un letto di un ospizio).
Piano, piano (passando di padiglione in padiglione) l’ora della chiusura si avvicina, il sole tramonta, gli stand cominciano a chiudersi, gli zainetti strapieni tornano sulle spalle e su tutto e tutti cala un’atmosfera di pesante malinconia…
La festa è finta, l’ora di accomiatarsi si avvicina e mentre tutti si salutano con strette di mani e abbracci vi avviate verso l’uscita.
“Ehi ci si vede domani?” vi chiede il venditore di action figures a cui avete pagato mezzo mutuo.
“Certo! Domani , dopodomani e dopodomani ancora”
Dopotutto non è ancora finita…
1410.06
Nota dell'autore:
per maggiori informazioni sui Senti Ma leggetel'omonimo POST: IL "SENTI MA".