31.8.06

LA SCUOLA DI FUMETTO (Come allievo)

L’ambiente della scuola di fumetto si presenta allegro e colorato, le pareti sono costellate da disegni autografati e almeno una sagomona di qualche personaggio domina generalmente il corridoio d’entrata.
“CLICK - :CIAO!” esordisce la segretaria fighetta appena entri nella scuola di fumetto.
Il suo “ciao” è in puro stile MTV , il suo sorriso uno spot pubblicitario e perfino le sue misure sono perfette per mettere a loro agio grandi e piccini (tette coppa C).

Quando i genitori accompagnano il figlio minorenne a scuola per avere informazioni è proprio la segretaria che incontrano per prima ed è lei che invariabilmente rivolgono la stessa domanda:
“C’è possibilità di lavoro in questo settore?”
Che in realtà significa “per quanto ancora dovrò mantenere mio figlio?”

E la segretaria risponde sorridendo: “CLICK- CIAO!”
“Sì, salve signorina. Ci eravamo già salutati prima,ma le chiedevo: mio figlio avrà un futuro? Troverà un lavoro?”
“CLICK – CIAO! IO SONO TUA AMICA! MI VUOI CAMBIARE VESTITO SE VUOI! – CLICK –MRFFFF- CLICK – CIAO! MRFFFFF!”

E quando le segretaria s’inceppa interviene il Direttore della scuola che ha due possibilità:
dire la verità , (perdere il cliente e chiudere bottega…).
O essere diplomatico e senza mentire dichiarare:


“Vedete signori. Se vi dicessi che vostro figlio finita la scuola troverà subito lavoro mentirei ,ma posso garantirvi che finito questo corso la sua vita non sarà più la stessa.– CLICK –MRFFFFFF”.


La gerarchia della scuola è precisa e delineata.
C’è il Direttore che abbiamo appena citato (generalmente un professionista affermato che però si dedica alla scuola pensando anche al futuro e alla pensione), c’è una vecchia gloria del fumetto del passato che ti ricorda tuo nonno e c’è un numero imprecisato di giovani insegnanti di tutte le taglie e dimensioni, a pelo corto , lungo e medio.
Al di sopra di tutti costoro c’è generalmente un’eminenza grigia indefinita che vive in una bolla di plasma a curvatura e che fa parte di una collettività di misteriosi soci di un’altra dimensione e a cui “resistere è inutile”.

Le prime lezioni in una scuola di fumetto sono una cosa meravigliosa.
Ti viene spiegato che cos’è “la gomma pane” e perché non la devi mangiare , ti viene illustrato tutti i tipi di animale che si possono far fuori per fare un pennello ed in generale ti viene data la sensazione che a tutto si possa sopperire con la tecnica e la costanza.

“MA…mi scusi…” chiede sempre qualcuno “e il talento? Come si fa se non si ha talento?”

“Il talento ...” risponde lentamente l’insegnante mentre spinge ripetutamente il pulsante ROSSO sotto il tavolo.
“Il talento…”
“CLICK- CIAO! CI SONO LE BORSE RAGAZZI! –CLICK - CI SONO LE BORSE!” grida la segretaria entusiasta accorrendo in aiuto dell’insegnante.


Ogni scuola ha le sue borse.
Il modello varia a seconda di come se la passa la scuola.
Se è aperta da poco ti vengono date delle borse del supermercato con scritto a mano “SQUALI DI FUMETTO (non è un errore di battitura).
Man mano che le scuole si ingrandiscono e si arricchiscono la qualità delle borse migliora.
Plastica dura, tela, finta pelle, camoscio, camoscio bianco estinto , PELLE DI MAGNUS…

Insieme alle borse vengono dati gadget tipo squadrette, righetta, bussola , numero telefonico della segretaria e preservativi con il logo della scuola.

Tra gli insegnanti riconosciamo vari personaggi tra cui:

LA VECCHIA GLORIA
Trovato ibernato dentro un ghiacciaio e rianimato con un fulmine rappresenta la memoria storica e culturale di un tempo meraviglioso ormai andato. A tutti ricorda il nonno illuminato che avremmo voluto avere. (Non come il mio che mi diceva sempre : “ma che cazzo fai con quei BURATTINI?!”). Adorato dai più svegli che ne riconoscono il valore , viene ignorato dai pischelli presuntuosi ed arroganti destinati a lavorare nel reparto pesce dell’Esselunga.


L’ILLUSTRATORE
Esperto conoscitore di ogni tipo di peluria animale (e non), fine cesellatore di ricostruzioni ambientali e illustratore insuperabile è il Grissom dalla situazione.
Durante le sue lezioni illustra le ritrose pelviche della peluria dei mammiferi provocando il più alto tasso di narcolessia dell’intero corso.

IL MIRACOLATO
Disegnatore di seconda mano ,caduto in disgrazia verso la Casa Editrice Madre e per ciò condannato all’esilio in una prigione di energia nella zona negativa.
Liberato dalla sua prigionia da un esplosione atomica egli giura fedeltà ai cavalieri della scuola del fumetto e lavora per deprimere e demotivare gli allievi.


IL MERCENARIO

Determinato a sopravvivere a qualsiasi costo è appunto un SUPERSTITE , privo di morale o della ben che minima etica e pronto a fregare i lavori ai suoi stessi allievi per potersi pagare l’affitto.
Estremamente poco disponibile ad insegnare i trucchi della sua materia , dispensa invece perle di saggezza su come arrivare a fine mese.
E ci prova con le allieve maggiorenni.

E infine il DIRETTORE di solito insegnante e leader carismatico della scuola.
Ogni struttura ne ha uno che appartiene ad una scuderia diversa , a seconda dei live points e delle risorse energetiche variano in forma, altezza , resistenza alle carte magiche incantesimi ecc. ecc.
Su richiesta si può avere anche calvo, su sedia a rotelle e con poteri mentali.

Al di sotto di questi troviamo mano d’opera degli insegnanti ,free lance che ,di volta in volta, insegnano questa o quella materia a tempo determinato ricevendo in cambio una minestra calda, biada per il cavallo e unguenti per le piaghe.




GLI ALLIEVI

Tra questi individuiamo subito i pezzi migliori.

IL SIMPATICO

Qui da noi in Toscana è quasi sempre di Livorno e di conseguenza intercala le sue battute con uno sprezzante “DE’!” , ama infilare un paio di battute sul Cacciucco qua e la’ e non si separa mia dalla sua copia del Vernacoliere che considera come l’equivalente livornese della Divina Commedia.
Il simpatico ovviamente ama il genere umoristico ed ha sempre un personaggio dissacrante tipo “Tinca la trota” o qualche altro animaletto sboccato e volgare a cui fa dire cose tipo.

“De’! Quest’acqua è piena di pesci ci si potrebbe cocere l’Cacciucco! Ah! Ah! Ah!”

Di solito ha un’altra attività che lo mantiene e che lo occupa ,d’estate fa il bagnino, d’inverno affitta gli appartamenti dei genitori , la sera fa il disc jockey per locali alternativi dove si suonano sigle di cartoni animati e servono il Cacciucco.
Ogni tanto pubblica qualcosina su qualche rivistina per un editorino locale .
Timido di natura esibisce di solito tale fogliettino in treno gridando:

“De’BIMBE! Guardate che ho fatto! Altro che Cacciucco!”

Destinato a perdersi per strada lo ritroveremo vent’anni dopo proprietario di uno stabilimento balneare che dal suo patino commenta:

“DE! C’è un mare che è bello come il Cacciucco!”


LA DARKETTONA.

NERA, metalizzata come un coleottero ninja, ostenta unghie laccate color tenebra , occhi circondati da eyeliner a chili , rossetto altrettanto cinereo e un abbigliamento più o meno variabile che va dal vestitino di Mortisia ad un’infinta combinazione di abiti che comprendono obbligatoriamente solo alcuni accessori: anfibi, una o più catene/catenine, piercing e ninnoli vari.
(Una volta ne vidi una che all’occhiello aveva infilato un insetto enorme di gomma di quelli che si trovavano una volta nei distributori di palle per bambini.
Era una mosca…una bellissima mosca di gomma di 15 cm…FANTASTICA!).

Le Darkettone disegnano ricurve sul foglio, si agitano facendo scintillare i loro anelli con testa di morto ,masticano incessantemente gomme e i loro genere preferito è il porno.

Che disegnino Dylan Dog, Le Winx o Topolino il loro soggetto preferito è una tipa nuda che si aggira per un cimitero pieno di malintenzionati morti e superdotati.
Nota di colore: la protagonista somiglia sempre alla Darkettona stessa.
Fantasia ricorrente: fare sesso tra le lapidi di un campo santo.



IL DETERMINATO

Silenzioso e vestito come un impiegato statale, porta generalmente gli occhiali, Polo allacciate fino all’ultimo bottone ed esibisce sempre un sottile velo di sudore che gl’imperla la fronte.
Il Determinato si rivolge sempre all’insegnante dandogli del LEI , le sue palpebre non sbattono mai e i suoi occhi sono vitrei e vacui come calamari morti.

I determinati si mettono in un angolo all’inizio della lezione , sudano e disegnano per tutto il tempo prendendo misteriosi appunti su ogni cosa.
Alcuni sostengono che nel frattempo comunichino con Alan Moore telepaticamente



IL BONELLIANO.

Preciso , inquadrato, si riconosce perché pronuncia farsi tipo “peste e corna”, “diavoli dell’inferno” e se siete suo amico vi chiama “vecchio cammello”.
Se socchiudete gli occhi potete intravedere intorno a lui una gabbia stile Bonelli a sviluppo orizzontale di 6 vignette e se gli gridate “SPLAH PAGE!” evapora all’istante.

Tende per natura ad assumere le sembianze dei suoi personaggi ,ma con piccole imperfezioni.
Tipo: impermabile alla Nathan Never , basette perfette , cartellina con tavole copiate pari pari da De Angelis ,ma magari gli manca un dente , è grasso, storto o in generale “disegnato male”.


IL MANGOFILO

E’ quello a cui nessuno ha il coraggio di confessare che VIVIAMO IN ITALIA.
Fa domande tipo : “ma c’è modo di lavorare con i Giapponesi?”
“Certo. Come cavia per esperimenti genetici.” Pensa l’insegnante ,ma ovviamente non può dirglielo.
Per farlo contento la direzione della scuola è costretta a pagare immigrati clandestini cinesi che spaccia per autori giapponesi.
Gli autori preferiti del Mangofilo hanno tutti nomi con assonanze falliche:
Azzomoto, Kazzuchi ecc. ecc.
Il MANGOFILO sa contare in giapponese fino a dieci ed ha tonnellate e tonnellate di cartoni animati in lingua originale di cui non ha mai capito un benamato Kazzoki.
E’ generalmente odiato dal Superoista e dal Bonelliano.

IL SUPEREROISTA.

Ossessionato dalle grandi responsabilità che derivano dai grandi poteri vive in un universo in cui la biancheria intima viene portata SOPRA i vestiti , la sua sospensione dell’incredulità è tale da accettare che nessuno sappia che Calrk Kent e Superman sono la stessa persona.
“Quando ha gli occhiali è irriconoscibile” dichiara convinto.
E’ accanito spettatore di tutti i film tratti dai supereroi di cui poi critica scelte di trame ed attori con interminabili pistolotti logorroici che provocano rottura della acque e coliche renali.


L’IMMEDESIMATO

E’ colui che veste come il proprio personaggio a fumetti e che cerca di comportarsi come tale.
L’accessorio più gettonato è una giacca o meglio ancora un impermeabile di pelle nera accompagnato da guantini tagliati di pelle, Pantaloni di pelle, anfibi di pelle e occhiali scuri alla Matrix.

L’immedesimato si muove per la scuola anche in pieno Luglio convinto che inesistenti ventilatori facciano svolazzare il suo impermeabile ,ma per lo più appare simile una piattola nera con cartellina (di pelle) sotto il braccio.

Le varianti (femminili) Manga sfoggiano magliettine di Lamù , abitini strambi e tanta cellulite da sfamare il Burkina Fasu.



IL VOLUBILE

Simila ad una FALENA IMPAZZITA il volubile è attirato dalle sorgenti luminose, dalle copertine colorate e da tutte le novità che il suo cervello metepoatico capta sul momento.
Un giorno è accanito sostenitore del Bonelliano , il giorno dopo scopre il fumetto d’autore e venera Pazienza, la settimana di Natale si converte a Moebius e per l’ultimo dell’anno idolatra qualche anonimo fumetto underground disegnato da un suo amico fattone.
Quello che li caratterizza è però che appena trovato un nuovo interesse mandano al macero il precedente rinnegandolo totalmente al grido di “EHI RAGA’ DA NON CREDERE -IDIOZIA NUMERO 89- Avete letto quella minieserie ispirata sicuramente a – IDIOZIA NUMERO -90!” ecc. ecc.


LA BRUTTA

Allieva generalmente brutta che per compensare la sua inadeguatezza fisica ha sviluppato altre doti quali la capacità di disegnare e l’illusoria convinzione di ritagliarsi così un posto nella società femminile.
(No, aspettate! NON MI GIUDICATE MALE c’è il lieto fine!)
La Brutta si sposa o rimane incinta , smette di disegnare e vive felice e contenta.
(Dio esiste dopotutto)

LA STRAFIGA.

Determinata a dimostrare di non essere solo bella, raramente disegna bene ,ma finisce puntualmente per essere rimorchiata da quello SIMPATICO a cui poi fa “la punta alla matita”.

IL VISCIDO

Dotato di TRAPANANTE determinazione, ha dalla sua parte un’instancabile capacità di logorio e perseveranza che porta la direzione ad avvalersi della sua collaborazione a fine corso.
Serpeggiante e oleoso si insinua nei meccanismi interni della scuola fino a che ne diviene parte per diritto di successione.

IL RIDONDANTE

Presenzialista ed esibizionista , già frequentatore di FORUM e satellite a vario titolo è colui che al di sopra di ogni altra cosa DESIDERA ESSERCI.
E’ quello che fin dalla prima lezione da del tu all’insegnante e a cui tenta di anticipare il finale delle frasi per fare colpo.
Onnipresente in rete si occupa di duecentomila fanzine ed è assecondato in questo da suoi simili che lo intervistano e acclamano in rete.
Da segnalare la sua convinzione (e dichiarazione) di essere sempre ASSUNTO da improbabili case editrici o di collaborare con inavvicinabili autori del fumetto mondiale.
“Io e Moore facciamo la doccia insieme!” dichiara mostrando una foto scattata col cellulare di lui sotto la doccia con uno con la barba.

A tali tipologie di allievi (e ad infinte altre) si rivolge la scuola con il suo dettagliato programma finalizzato a farli divenire impiegati di negozi di scarpe, addetti ai call center o cassieri al MacDonald.
Per accompagnarli in questo lungo e difficile cammino agli studenti viene data anche l’opportunità di incontrare alcuni ospiti di alto livello (LE GUEST STAR!), tra cui meritano due righe:



L’UNO E TRINO

Autore di grossissimo calibro spesso dotato di triplo nome ed assistente/emule (di solito un disegnatore mediocre ) che tenta di somigliargli non solo come stile ,ma anche fisicamente e che parla in sua vece.
I disegnatori di questo livello si muovono , parlano e producono pochissimo ,ma in compenso guadagnano tantissimo, somigliano generalmente a vecchie foto sbiadite di Wild Bill Hicock.

LO SFIGATO.

Defenestrato da tutte le case editrici , vive di vecchi successi e cova immensi rancori che sfoga infilando i personaggi dei suoi nemici nelle sue produzioni (impiccati, torturati , morti…).
Incoraggia gli allievi parlando del suo matrimonio finito male, dei figli ingrati e delle piaghe di Egitto che hanno colpito la sua famiglia.

IL LANCIATO

Giovane di successo , generalmente dotato di carisma e simpatia, gratifica la truppa con aneddoti tratti dal suo “THE ART OF” numero 12 , ha una parola buona e una canna pronta per tutti.
Amante della musica , suonatore di buon livello di vari strumenti, viaggiatore, uomo di mondo , enologo e viticultore fai da te ,si diletta anche di cardiochirurgia vascolare e ginecologia.

E anche qui potremmo andare a lungo avanti...

Attraverso tutto ciò (coadiuvato da un ricco programma di lezioni) l’allievo viene traghettato nei 2/3 anni del corso ( la durata dipende dal livello di Sindrome di Stoccolma raggiunto dall’allievo in questione) fino a conseguire il tanto ambito PREMIO FINALE.
Un attestato in finta carta riciclata di papiro a quadretti, nessun valore legale, nessun valore sociale, IMMENSO VALORE PERSONALE.

“CLICK- CIAO RAGAZZI – CLICK - CONGRATULAZIONI! ECCO IL VOSTRO DIPLOMA! EHI PERCHE’ NON VI ISCRIVETE ANCHE AL CORSO DI ANIMAZIONE?! – CLICK-MFRRRRRR- ORA SE VUOI PUOI CAMBIARMI LE MUTANDINE!-CLICK”

E la vita continua….



3108.2006

Nota dell’autore.
Essendo stato prima allievo e poi insegnante mi sento di poter dare un paio di consigli degni dell’ “INSEGNANTE MERCENARIO” in cui mi identifico totalmente.

Frequentate una scuola di fumetto solo se:

avete un reale desiderio di imparare e/o
avete intenzione di pagarvela da soli.

Questo, abbinato ad un atteggiamento da VAMPIRO (ossia la volontà di SUCCHIARE la maggior quantità di conoscenza possibile), può far sì che tali scuole abbiano una loro più che onorevole utilità.
Se lo fate ricordatevi una parola : UMILTA’.
Non lasciatevi mai buttare giù se vi stroncano ,ma neppure siate arroganti o presuntuosi con chi fa questo lavoro da 50 anni e sa qualcosina più di voi.

Se invece andate a frequentare una di queste scuole solo per “fare qualcosa” ne esistono di molto più economiche e meno impegnative , sia per voi che per il portafogli dei vostri genitori.
Coltivate i campi, moltiplicatevi felici e comprate fumetti…
così io vi dico , andate in pace… AMEN.

26.8.06

IL DISGUIDO

Tra i tanti aspetti affascinanti del settore creativo quello che mi ha sempre colpito per la sua originalità è il “pagamento posticipato”.
A 30 giorni, a 60, a 90 e addirittura a 180 , il tempo di attesa per essere pagati ha evidentemente analogie con gli angoli della geometria ed in alcuni casi si arriva anche a 360…quando cioè non ti pagano e basta.
Che si tratti di fumetto, di illustrazioni, o di altre cose analoghe in nessuno di questi settori è contemplata quella barbara usanza detta “pagamento alla consegna”.
Io stesso un giorno ,in un impeto anticonformista, sono andato da un fornaio , ho comprato un chilo di pane e al momento di pagare gli ho detto “ci vediamo a 90 giorni.”

Lui mi ha detto “ma vaffanculo.”

Da ciò si evince che non tutte le regole di pagamento sono applicabili nel quotidiano.

Le motivazioni di tali pagamenti posticipati sono molteplici ,ma quella che più spesso mi è stata presentata dai miei clienti è la seguente: “prima dobbiamo aspettare che rientrino i soldi”.

Perché? Sono usciti? Dove sono andati? Li avete investiti in azioni della Parmalat?
Non ho capito. Cosa cavolo significa?

In realtà il significato è:
prima noi ti facciamo fare un lavoro di due o tre mesi, (durante il quale tu puoi nutrirti di bacche o andare a fare il viados) , poi (quando tu hai finito il lavoro, noi lo abbiamo stampato, distribuito, e ci siamo fatti una vacanzina per un altro paio di mesi per i cazzi nostri ) allora e SOLO ALLORA TI PAGHIAMO. (Forse).

“Ah… ecco come funziona!” pensai la prima volta che mi trovai in questa situazione.

Tenete presente che il caso che vi ho appena descritto è quello ottimale, ossia il caso in cui si ha a che fare con un cliente singolo e privato.
C’è poi l’eventualità di un coinvolgimento di un Ente Statale, quando cioè il compenso che voi dovete ricevere fa parte di un più cospicuo e sostanzioso finanziamento che viene stanziato dalla Regione, dal Comune o da strutture simili.
In questo caso ( a meno che voi non trattiate direttamente con l’Ente) c’è quasi sempre un TRAMITE o meglio una ditta di qualche genere che ha vinto l’appalto e che a sua volta ha richiesto i vostri servigi.
Ora dovete sapere che tali ditte hanno quasi sempre una conduzione familiare e una gerarchia tipicamente piramidale che ha al suo vertice il “grande” creativo (spesso meno grande di quanto voglia dare a credere) seguito a ruota dalla moglie (figura generalmente di secondo piano remissiva e trasparentemente inconsistente) e da un nugolo di figli , figlie e collaboratori vari cresciuti nella schiacciante ombra della personalità paterna.

Tale ditta usufruisce per prima dei fondi, compra materiali e attrezzature varie (generalmente dalla stessa ditta che guarda caso possiede un altro membro della famiglia) e successivamente arruola i vari creativi per fare il vero lavoro.
Quando ci si azzarda poi a chiedere gentilmente che fine abbiano fatto tali fondi arriva la risposta tipica che “se c’è di mezzo un ente statale non si sa mai quando i soldi arrivano ,ma prima o poi arrivano sempre…”
Che a me ha sempre saputo di un commento criptico alla Tolkien ,qualcosa tipo:

“Il premio finale che tutti quanti ci attende è sicuro ,ma la strada è impervia e piena di avversità…i Troll, gli Orchi , il Ritorno del Re ecc. ecc. aspetta e non rompere le palle.” disse Gandalf accendendosi una sigaretta e sputando per terra.

Per sopravvivere a queste fastidiose attese e tutelarsi un minimo i creativi sono ricorsi ad un’invenzione geniale quanto elementare: L’ ANTICIPO.

L’anticipo è quella sezione di tessuto umano che fa parte del vostro datore di lavoro e di cui lui non vuole separarsi se non tramite un intervento chirurgico ,una separazione che è un vero e proprio PARTO.
Il vostro cliente non riesce a darvi l’anticipo.
Non perché VE LO NEGHI ,ma perché proprio non può!
E’ un fatto clinico certificato: le braccia si fanno corte e artritiche, le dita si serrano attorno al portafoglio la memoria cede , si dimentica dove si è messo il libretto degli assegni e qual’ora lo si ritrovi una semiparesi impedisce di firmarlo.



Se poi (per intervento divino o per un taglio cesareo) si riesce ad ottenere un anticipo è bene tenerselo stretto e non dilapidarlo in auto veloci o libagioni varie , mettetelo in un’incubatrice ed aspettate perché non è detto che vediate il saldo.

Tra l’emissione dell’anticipo e la fine del lavoro può infatti accadere DI TUTTO.
Il cliente può fallire e svanire nel nulla, il cliente può essere arrestato e svanire in galera o semplicemente può cambiare idea fregandosene altamente degli accordi presi con voi e dicendovi “c’è stato un DISGUIDO”.


Il disguido varia e spazia di gravità e pericolosità.
C’è il disguido tra cifre LORDE NETTE.
C’è il disguido sullo zero in meno che non è uno zero ,ma una faccina smile.
C’è il disguido sul fruitore del bonifico che non siete voi ,ma un certo Nelson Procione.

Non sto scherzando.Capita. E’ colpa della segretaria , è colpa dell’aria rarefatta nell’ufficio che impedisce una valida propagazione delle onde sonore, è colpa di quei Topi Atomici che la notte emettono radiazioni gamma nella cantina del vostro datore di lavoro.
Le scuse sono molteplici e tutte validissime (anche quella dei Topi Atomici) e voi per una insana sindrome di Stoccolma crederete quasi a tutto perché l’alternativa sarebbe ammettere che (di nuovo) qualcuno vi ha violato sotto la coda.
Ma il disguido resta.

Voi mi direte: “ma abbiamo un contratto!”

E’ vero. E se ve lo siete letti bene , se siete sicuri che non ci siano postille ed errori di battitura siete proprio in una botte di ferro…pronti per essere buttati a mare con Nelson Procione.

Questo perché voi avete in banca sì e no 5000 euro mentre il vostro sedicente datore di lavoro ha già cambiato nome all’azienda 12 volte, ha un conto in svizzera codificato, un avvocato che nuota nel suo acquario personale soprannominato LO SQUALO ed ha tutto il tempo e i mezzi per farvi dissanguare lentamente.

Naturalmente non tutti i clienti sono così.

Non tutti sono spietate macchine per fare soldi o per sfruttarvi, spremervi come un arancio e poi buttarvi in un secchio della raccolta differenziata.
No. Ci sono anche quelli buoni.

Persone tristi, piccole, poco abbienti, che lavorano in strutture piccole, tenere e morbidose , nate da poco ,ma cariche di buoni propositi.

Sono i COCCOLONI-TENERONI e sono peggio degli squali.

Non hanno un euro ,ma vi vogliono bene , credono in voi e questo lavoro è per tutti un investimento. Hanno volti e facce da rassicuranti nonni, canuti come orsacchiotti vi trattano da nipotini, vi danno le caramelle e pacche sulle spalle, grattini sulla schiena e complimenti per i vostri lavori ,ma di soldi neanche l’ombra.

Vi garantiscono un futuro radioso, vi promettono improbabili edizioni rilegate , vi garantiscono percentuali oltre le ventimila copie vendute (peccato che ne stampino solo diecimila…) e vi parlano col cuore malati in mano delle loro disgrazie:

“Purtroppo questo è stati un anno duro anche per me…” vi dicono mentre accarezzando Django, il loro cane cieco dalla nascita.
“Dopo l’11 Settembre tutto è cambiato…”
“Mia moglie è morta l’anno scorso.”
“Devo operarmi di prostata…”

Ecc. Ecc. Ecc.

“Ma allora…”mi chiederete voi “…sono tutti così? Non esistono persone di cui fidarsi?”

No, certo che ci sono…quelli di cui vi potete veramente fidare e che a loro volta si fidano ciecamente di voi e delle vostre idee .
Persone che sanno apprezzare il vostro lavoro , sostenervi e infondervi coraggio e voglia di fare. Persone come queste esistono e si trovano tutte nello stesso posto , su una bellissima isola dove vivono felici insieme al signor Roorke e al piccolo Tattoo , sempre pronti ad accogliervi vestiti di bianco e con le ghirlande al collo per gridarvi: “BENVENUTI A FANTASILANDIA!”

(Sigla: naa naa na naaaaaaa… Na na nana naaaaaa…)

2608.2006

Dedicato a Pier e a tutti i miei colleghi creativi.

IL BLOGGER


Andy Warhol profettizzò che un giorno ognuno avrebbe avuto i suoi 15 minuti di popolarità, se mai fosse vissuto fino ad oggi avrebbe potuto vedere questa sua dichiarazione concretizzarsi ILLUSORIAMENTE nella figura del BLOGGER.
IL Blogger è un personaggio relativamente recente della fauna di internet che , più che un utente o un cittadino della rete, è una sorta di filosofo multimediale , un guru dell’adsl che si pone al di fuori di tutto, posizionandosi su una immaginaria nuvoletta da cui…PARLA, PARLA E PARLA ANCORA.
Esistono due grandi tipologie base di BLOGGER.

Il CUSTODE DELLE VERITA’ e IL DIARISTA.

Il Custode delle verità è colui che una bella mattina si alza, inciampa per caso sulla modalità “blogger fai da te” ed inizia a parlare di questo o quell’altro argomento.
Di cosa parli non ha importanza quali siano le sue credenziali neppure.
Che abbia o meno un riscontro di pubblico conta ancora meno.
Chiunque può improvvisarsi esperto di qualsiasi cosa…che si tratti delle dinamiche comportamentali delle falene d’estate (o di una dissacrante visione del mondo del fumetto e della vita in generale) , ognuno può salire su un immaginario podio e diffondere le sue (dubbie ) verità.
Il pubblico fruitore di tali perle di saggezza varia e va dagli amici / colleghi / parenti, agli occasionali e casuali lettori, fino agli assidui che (raramente) si fidelizzano al blog.
La tendenza di ogni blog in realtà è di spegnersi molto velocemente, via via cioè che i suoi lettori passano sul sito successivo in cui è possibile scaricarsi anche la suoneria dei mondiali di calcio (POO-POPPO-PO-POO-POOO!).
Al blogger questo non importa granché poiché è sempre convinto di rivolgersi al mondo intero , al quale declama frasi come: “in verità vi dico nostro Signore è risorto!”
E nel post successivo.
“IO SONO VOSTRO SIGNORE! INCHINATEVI DINNANZI A ZOD!”
Perché fondamentalmente il blogger ha manie di grandezza e cerca di dominare il mondo attraverso il cablaggio della TIM.
(Con INFOSTRADA non funziona…lo so perché ho provato…).

Naturalmente sto parlando in particolare dei BLOGGER pontificatori in cerca di proseliti e non di quelli tranquilli che si scambiano ricette o modi di imbalsamare i vicini di casa via internet..
Parlo di quelli che vi mettono in guardia con post tipo “il DVD è figlio del DEMONIO!” , chiamati anche i BLOGGER EVANGELIZZATORI.

Se il Blogger fosse una persona sana uscirebbe di casa , andrebbe al bar, parlerebbe di Totti , si prenderebbe un caffè, parlerebbe di Totti, si farebbe un pacchetto di sigarette, parlerebbe di Totti e poi andrebbe a casa a vedersi una partita di calcio (con Totti).
Ma il Blogger incallito è un individuo privo degli arti inferiori, con pseudopodi al posto delle mani che vive inchiodato davanti alla tastiera e si nutre di merendine del mulino bianco.
Naturalmente ci sono anche molte eccezioni come i BLOGGER politicamente impegnati:

“Ciao Raga’! Mi raccomando domani tutti alla manifestazione contro OBLADIOBLADA! Viva il Che! Hasta la victoria siempre! Figo Pazienza skiattato bravo lui era! ALE!”.

O i loro equivalenti speculari: “ La citta è nostra di ITAL’IANI , No di quelli altri ke NO sono ITAL’IANI e no sanno manko scrivere! EYA EYA”.

A cui si aggiungono i farneticatori senza bandiera:
“Vola libero col partito dei Tampax setificati con le ali!” ecc. ecc. ecc.



La seconda grande categoria è quella degli autoreferenziati, degli autocitazionisti ed in generale dei DIARISTI.

“Oggi ho perso la mia verginità” scrive Dolce Euchessina nella pagine del 20 Febbraio.

I DIARISTI come Dolce Euchessina vi rendono partecipe della loro vita quotidiana, vi illustrano che cosa hanno provato quando hanno visto un gatto morto, vi parlano del tramonto screziato di rosso e vi rallegrano con le loro poesie depressive.

A questa categoria che ,tutto sommato, può avere anche un suo fascino (speriamo che almeno Dolce Euchessina abbia messo qualche dettaglio sul suo debutto in società) si aggiunge poi quella specifica del DIARISTA CREATIVO.

Immaginatevi un Vincet Van Gogh a cui il fratello Teo ha regalato un computer per tenerlo buono, mettetegli in mano un mouse (No, Vincent non te lo devi cacciare in bocca. Ho detto in mano!) ed avrete un assaggio di blogger creativo:”Oggi: sperimentato nuove tecniche con painter. Solo una tavola ci separa dall’infinito.”scrive Logan 85 Rh + (i nomi usati sono sempre gli stessi e a volte non basta più la data di nascita per distinguerli…serve anche il gruppo sanguigno…).
I novelli Vincent del blog creativo scrivono con dovizia di particolari le loro giornate e ci deliziano con dettagli sulla tecnica usata e sulle loro sensazioni al riguardo.
A volte semplicemente elencano il loro successi in un infinito BLOGGURRICULUM con cose tipo.
“2002 – pubblicato per Edizioni Albertina numero due di gatti a pelo corto disegnati con pastello numero 8 di Contè , comprato da Gino il cartolaio in via Montedipalle 18.
Il tutto accompagnato sempre da frasi tipo “l’universo collassa intorno al mio essere. E il naufragar m’è dolce in questa ecolina”…

Il DIARISTA CREATIVO scrive soprattutto per fare autoterapia e per farlo felice ha amici e conoscenti che gli mettono commenti sul blog con scritto “Sei GRANDE! Sei unico! SEI UN GENIO!”.

Quindi se volete fare del volontariato, se volete aiutare qualcuno bisognoso di assistenza recatevi sul primo blog che trovate e lasciate un commento.

Non lasciare che d’estate muoiano abbandonati nella rete.
Adotta anche tu un Blogger.

(Post a cura del Ministero della Sanità).

26 08.2006


24.8.06

L' ESPERTO DI FUMETTI

In ogni settore e materia esiste una figura imprecisata di sommo conoscitore, critico e TUTTOLOGO di vario livello tale individuo è definito: L’ESPERTO.
Anche nel settore del fumetto (così come in qualsiasi altra materia) ritroviamo questa figura , che (non necessariamente predisposta alla creatività), è specializzata invece nel commentare, giudicare e più in generale OBLADIOBLADARE.

Tra i vari esperti del settore troviamo:

IL NECROFILO.


Critico affermato (talvolta anche a livello nazionale) predilige gli artisti ormai defunti (Bonvi, Pratt, Pazienza) meglio se morti da diverso tempo e se hanno avuto una vita movimentata.
Il necrofilo non disdegna altri autori purchè sempre in là con gli anni (quindi magari potenzialmente prossimi al trapasso ) ,ma ignora totalmente gli autori esordienti.


IL RIVISTISTA

Imperversa su riviste e pubblicazioni varie, auto accreditatosi esperto conoscitore della serie che di solito pubblica che è (guarda caso) migliore di tutte le altre ed imperdibile.
Gode di solito di presunti contatti privilegiati con autori stranieri con cui, però , ha un rapporto conflittuale.
Da citare quello che su una pubblicazione più o meno supereroistica era inviperito con un disegnatore perché non aveva ancora finito la serie che la sua testata stava pubblicando.
Interminabili redazionali contro la sua figura che finivano puntualmente con le scuse con i lettori per la chiusura anticipata della serie.
Nessuno evidentemente gli aveva mai parlato di una cosa chiamata “pianificazione editoriale”.

IL TELEVISIVO.

Di solito Editor personale o braccio destro di sedicenti editori “fai da te” , l’ESPERTO TELEVISIVO arriva alla Tv attraverso misteriosi meccanismi mediatici e viene utilizzato su emittenti giovanili ed alternative, (che fruiscono di avveniristici collegamenti multimediali raramente funzionanti) o su emittenti nazionali per coprire improvvisi casi di emergenza tipo il personale regolare ucciso da nube tossica , fuoriuscita di magma dai condotti idraulici o semplicemente : palinsesto estivo.
In tal senso è contemplata la trasmissione di programmi più o meno brevi creati per essere diffusi il 15 di Agosto , verso le 14 del pomeriggio, quando i curatori sanno che il pubblico è al massimo della sua ricettività.
(In alternativa , ogni quattro anni, è prevista una puntata speciale da trasmettere la sera della finalissima dei mondiali).
A tali programmi non viene mai data una veste seria o quantomeno credibile ,ma sono invece sempre contestualizzati in un atmosfera giovane, fancilullesca e a volte addirittura PUFFOSA.
Tipo: grandi scenografie colorate, una fighetta conciata da demente con antennine blu in testa o altre amenità, qualche animaletto buffo fatto di pezza ed animato da un impedito afflitto da artrite ed infine i veri e propri espert in materia.
Tra questi se ne individuano due: l’accreditato (già noto nel settore come curatore di OBLADIOBLADA e balzato alla Cronaca dell’Ernia come critico di OBLADI OBALDA) e QUELLO BUFFO.
L’accreditato si presenta sempre vestito come un laureando di Scienze Politiche ,sfoggiando camicine azzurre da impiegato bancario o polo a rassicuranti quadrettini.
Palesemente fuori posto e generalmente impacciato fissa un punto indefinito a 45 gradi dalla telecamera dove (si presume) si trovi il gobbo o qualunque altra cosa gli dica cosa dire.
Sfoggiando pettinature anacronistiche ed ATEMPORALI, l’Accreditato non risparmia saliva ed argomenta gesticolando con le sue (generalmente piccole) manine i pezzi o gli argomenti presentati.
In tal senso viene coadiuvato dalla valletta demente (unico esempio di limitate risorse televisive di Topina) che a malapena riesce a muoversi con le ingombranti ali posticce da FATINA che le sono state affibbiate.
Fortunatamente a risollevare il livello della trasmissione ci pensa QUELLO BUFFO che (generalmente barbuto ed ispido) si presenta simile ad un accattivante orsacchiotto , talmente TOFFOLO (aggettivo tipico degli Ewoks) che non si sa se “scarrufargli” il pelo o sparargli in pancia.

Le tematiche trattate durante tali trasmissioni spaziano da Dylan Dog , passando per Tex e poi arrivano al genere che (secondo l’Esperto Editor) è il più rappresentativo del genere italiano: IL MANGA.
A questo scopo vengono proiettati spezzoni su spezzoni di cartoni animati (?) accompagnati dalle irresistibili gag dell’esperto BUFFO!
(Lui che imita Goldrake, lui che fa i rumori delle lame rotanti con la bocca, lui che riporta un frisbee con la bocca e lui che fa la pipì in un angolo dello studio).

Durante tutta la puntata la Fatina-Fighetta di seconda mano assiste con una bacchettina in mano ed esibisce tutta una serie di faccine tenere e scarruffose interagendo nelle modalità in cui la sua SIM CARD le permette di fare , ossia: risatine, stridolini e commenti fuori luogo che (puntualmente) suscitano poi l’indignazione di interi FORUM dediti al culto di ONAN il barbaro (e NON è un errore di battitura) che altro non aspettano che poter intervenire con frasi come:

“Eh! No, come si può paragonare Romita jr. al grande Kirby!” Logan77
“Sfondi una porta aperta, ehi hai letto la mini di Chris! Figa!” Logan82
“CiaoRaga! (FACCINA) Come butta? (FACCINA CON OCCHINO STRIZZATO)Io sono nuovo dov’è il Forum Topic Clan News dei Procioni Volanti? (FACCINA PERPLESSA CON OCCHINO TRISTE e PROSTATA)”.

A tutto ciò l’ESPERTO sopravvive ed esce sempre sfavillante ed incolume, grazie al suo acume editoriale, al suo innato senso cromatico (che la daltonia congenita non limita minimamente) e all’incrollabile fiducia che i suoi simili e superiori “fai da te” gli danno.

24 08.2006

Dedicato A Wilma.
(Che bello avere un BLOG!)






22.8.06

LA SCADENZA

Dicesi scadenza (in campo editoriale così come in qualsiasi altro) quella data entro la quale non riuscite MAI a finire il lavoro che vi è stato dato.

James T. Kirk (era un comandate di astronavi , non un filosofo ) chiese una volta al suo primo ingegnere: “Signor Scott, come fa a completare sempre le riparazioni nel tempo concessole?”
“Mento sul tempo necessario moltiplicandolo per tre , Signore.” rispose l’ingegnere scozzese.

La filosofia del rapporto tra cliente e creativo è tutta qui.

Di solito il cliente si sveglia la mattina , chiama il suo creativo di fiducia e gli chiede la storia a fumetti, l’illustrazione o l’affresco della cappella Sistina per il giorno dopo, anzi …di solito viene usata la simpaticissima battuta “per ieri”.

A questo punto sta al creativo (più meno abile) convincere il cliente che il tempo necessario è il doppio di “ieri” moltiplicato per tre secondo la legge di Montgomery Scott.
Il cliente protesterà parlando di stampa, distribuzione, pubblicità , diffusione, recessione e dell’11 settembre (l’ 11 settembre c’è sempre di mezzo…).
E inizierà un balletto che durerà ore ed ore (anche Kirk e Scotty facevano così mentre la gente con le magliette rosse moriva davanti alle loro consolle).
Alla fine la spunta chi è più abile o chi è più potente.

Stabilita la scadenza a voi non resterà che cercare in ogni modo di perdere il tempo che vi è stato dato e di complicarvi la vita fino a ridurvi all’ultimo istante.

MODI PER PERDERE TEMPO:

Scrivere un blog.
Pensare a quanto sarà bello quando avrete finito il lavoro che NON state facendo.
Fantasticare ad occhi aperti sul vostro discorso d’insediamento alla Casa Bianca.


BALLE DA RACCONTARE AL CLIENTE:

“Ho dovuto formattare il computer ed ho perso tutti i dati. Non so neppure chi sia lei e cosa voglia da me”.
“Il mio cane si è ferito con un tagliola di un bracconiere e l’ho dovuto portare al più vicino villaggio”.
“Mi si è disperso il bestiame proprio mentre stavo masterizzando il CD con il lavoro”.
O la sempre attuale:
“un enorme crepa si è aperta nel mio pavimento e mostruose creature ne sono uscite guidate dall’Uomo Talpa”.

Se il vostro cliente è scettico e non si accontenta di una spiegazione scritta via e mail si può procedere telefonicamente con l’opportuno accompagnamenti di effetti sonori fatti con la bocca.





ESEMPIO:

CREATIVO: “Pronto? CLIENTE: “Ha finito il lavoro? Ha finito l’impaginazione? Insomma che sta facendo?
CREATIVO (RUMORI CON LA BOCCA) : “Alti più di due piani… Frrrzzzzz…BZZ VVVVV…Tentacoli…ENORMI…TRIPODI … raggi verdi…aiuto,….NON POSSO FRZZZZZZ…. Divorano… OHMIO DIOOOOOO! TU-TUUUU-TU-TUUUU.
Fine della telefonata.
Questa tecnica è molto diffusa e il giorno dopo dovrete solo spiegare al vostro cliente o datore di lavoro come mai i giornali non hanno riportato nulla su quei Tripodi Giganti e vi hanno impedito di rispettare le scadenze.

Se il cliente è un tipo alla mano potete giocarvi la carta della complicità maschile.
CREATIVO: “la mia ragazza sì…lei non ha idea del casino che mi ha piantato…devo accompagnarla a questo esame di abilitazione…Sì. Sa com’è no? Certo. Certo! Sono tutte uguali!
Ah, ah, ah… queste donne insicure e fragili!”
IMPORTANTE: (accertatevi che mentre dite queste cose lei non vi senta).

Appena finita la telefonata potrete così occuparvi della vostra dolce metà.
“Allora mi accompagni a fare la spesa?” vi chiederà lei.
E voi risponderete: “tesoro vorrei proprio venire ,ma ho questa scadenza e la devo rispettare!”

Una volta sistemata la vostra compagna e ottenuta la proroga dal cliente potrete mettervi immediatamente al lavoro sedendovi al tavolo da disegno o davanti al computer.
Prima però vi preparate un bel caffè.
Bevete il caffè. Vi sedete…no, aspettate , prima fumatevi una sigaretta.
Vi sedete…ah portatevi una bottiglia d’acqua , giusto!
Così se vi viene sete non dovrete rialzarvi.
Magari prima controllate la posta e vi ritrovate ad intavolare una discussione con Logan83 RH+ (il nome Logan è talmente usato che non basta neppure più la data di nascita e ci vuole anche il gruppo sanguigno).
Discutete per un paio di ore sui poteri di Magneto, commentate tutta la produzione di Chris Clearmont e poi siete pronto per lavorare.
Vi sedete , accendete la tv se vi piace un po’ di compagnia in sottofondo e …”MA GUARDA!”
Esclamate quando vedete che stanno dando “ULTIMATUM ALLA TERRA” (più o meno quello che avete ricevuto voi dal cliente)… vi fermate un attimo…solo un attimo per sentire pronunciare KLATU VELATA NIKTO e chiaramente vi vedete tutto il film.
Chissà se si trova il DVD su internet.
E Logan 83 RH+ vi dice come , dove e quanto costa ,ma vi spiega anche perché secondo lui era meglio il VHS.”Eh no, non sono d’accordo!” replica LA MARCHESA 68.
“Ehi raga! Ma che ne pensate di (FACCETTA SORRIDENTE), e di (FACCETTA CON SMORFIETTA), (FACCETTA CON LINGUACCIA) ecc. ecc. ecc.
Dopo altre due ore di faccette vi rialzate e andate in bagno , vi fate un altro caffè, sigaretta, panino ecc. ecc. fino alle 19 quando lei torna tutta felice ti ricorda che siete a cena dai suoi.
“Tesoro non vedi che sto lavorando!” la redarguite duramente “ Vuoi farmi saltare la scadenza!”

Questo meccanismo va avanti fino alla sera prima della consegna quando avete praticamente tutto il lavoro da fare, l’acqua alla gola e i creditori alla porta.
“Ti bruceremo dentro se sarà necessario! ESCI BASTARDO!” grida la tua coscienza sporca.
A quel punto scatta un meccanismo di frenesia perversa e lavorate ininterrottamente per 18 ore , vi riducete uno straccio e al mattino dopo strisciate dal vostro cliente (con occhiaie profonde come solchi ed alito alla caffeina) il quale vi dirà:
“Ah che bravo è già qui?! Sa però che c’è? Avremmo deciso che le pagina non le vogliamo rettangolari ,ma QUADRATE…si può cambiare vero? Tanto lo fa al computer!”.


22 08.2006

21.8.06

IL FAN DI STAR TREK

Nel 1985 mio padre comprò il suo primo videoregistratore e nello stesso periodo un’emittente privata ritrasmise per l’ennesima volta la serie di fantascienza più famosa del mondo: Star Trek.
Questa sinistra coincidenza mi proiettò nel vortice della registrazione compulsiva e senza neppure accorgermene mi ritrovai dipendente dai VHS.
In quei tempi bui (quando il DVD non era che una mera utopia) il costoso nastro magnetico era venduto a prezzo d’oro e per procuramene quantità sufficienti a registrare 79 episodi fui costretto a fare cose che “voi umani neppure immaginate”….

Fu uno stillicidio soprattutto perché dovevo togliere la pubblicità , il che mi costringeva a stare impalato per un’ora davanti allo schermo, teso come un gatto nevrotico e pronto a schiacciare pausa per evitare di ritrovarmi nel bel mezzo di una scazzottata di Kirk una pubblicità di un assorbente o di un prosciutto.
Come se non bastasse a quei tempi andava di moda fare scorrere in sovrimpressione cose come
“sei una bella ragazza tra i 18 e 25 anni? Hai un bel corpo? Vuoi partecipare al gioco delle coppie?”
Cosa che (come potete ben immaginare) mandava il tilt il mio ossessivo perfezionismo da collezionista.
Dato lo scarso risalto che veniva dato alla seria (a quella come a qualunque altra) mi convinsi di essere l’unico italiano appassionato di Star Trek e mi rassegnai a praticare il culto in solitudine.
Registrai gli episodi, feci incetta delle poche informazioni che (sporadicamente) spuntavano su qualche giornale e continuai a condurre una vita (quasi ) normale fino al giorno in cui un mio amico mi disse “guarda che ho visto Spock in edicola”.
Esclusa l’eventualità che Leonard Nimoy avesse aperto una rivendita di giornali corsi a verificare ed effettivamente trovai un romanzo di Star Trek (mi pare edito dalla Garden Pinco Pallino) con un bel Signor Spock in copertina con tanto di phaser in mano.
Potete immaginarvi la mia felicità!
La cosa più significativa non fu però il romanzo in se quanto un tiepido movimento nel settore , movimento che pochi mesi dopo (forse sulla stessa pubblicazione…non ricordo) mi portò a scoprire che esisteva addirittura un club italiano dedicato a Star Trek e chiamato STIC.
Sinceramente ricordo che il mio primo pensiero fu “Mio Dio che nome orribile!”
E ancora oggi penso che ci sarebbero state infinite combinazioni e scelte più significative di quello che ogni volta mi fa pensare ad un lucida labbra o a un tubetto di burro di cacao…
In ogni caso cacciai le 35.000 necessarie lire e mi iscrissi al club.
Mi arrivò quasi subito a casa la prima copia della pubblicazione dello STIC ed anche se era in bianco nero ed abbastanza spartana , io la trovai ugualmente bellissima perché per la prima volta si parlava di gente che condivideva la mia passione.
Mi misi subito all’opera , sfogliai l’elenco degli iscritti e decisi, per cominciare, di mandare un po’ di lettere.
Scrissi solo alle donne perché già che c’ero pensai che potevo unire l’utile al dilettevole ed anche perché (per quanto appassionato di fantascienza e fumetti) conservavo ancora un certo interesse per altre cose.
Mi risposero tutte in breve tempo e furono molto carine e disponibili, mi mandarono carta intestata con cuoricini, atronavi (disegnate male) e cosine simili , poi però dalle lettere cominciarono ad uscire inquietanti indizi.
Una era una quarantenne depressa che il marito considerava pazza proprio per le sue passioni, “lui non mi capisce e mio figlio mi tratta come un scema “mi scrisse una volta , “ti potrei esser mamma e vorrei avere le antenne blu come gli Andoriani…” dopo questa frase buttai via tutto e non le scrissi più.
Un'altra incominciò a scrivermi graziose storielline trek dove io ero uno dei personaggi e benché mi dipingesse come una specie di alieno buffo la lasciai fare per un po’.
Dopo venti lettere di me stesso che zampettavo sulle mie buffe zampe, con i miei buffi baffoni da buffo alieno mi ruppi definitivamente le “buffe balle” e tagliai corto anche con lei.

Un'altra ancora era innamorata di Spock e ci andava pure pesante e scriveva racconti in cui era tutta un’allusione erotica al vulcaniano .
Di nuovo cestinai il tutto rabbrividendo.
Questa fissa delle donne per l’aspetto romantico di Star Trek però era ricorrente cominciavo a preoccuparmi.
A me Star Trek piaceva per quando Kirk se ne sbatteva della Prima Direttiva e apriva il fuoco a destra e a manca e queste mi parlavano di amore cosmico e fusioni mentali tra anime gemelle…. Possibile che mi fossero sfuggite tutte ‘ste balle?
Provai con un altro paio di soggetti ,ma finiva sempre allo stesso modo “Kirk e Spock che si tenevano per la mano, Kirk che accarezzava Spock e così via…”.
Interruppi tutte le corrispondenze quando incominciai a veder dove andavano a parare… stavano facendo diventare i miei beniamini un edizione gay di harmony.

La corrispondenza con le Trekker non funzionava, tuttavia prima di metter una pietra sopra alla cosa mi concessi un paio di incontri di persona.
La prima era del sud ,ma viveva nella mia città, fissai un appuntamento e venne trovarmi a casa .
Mi vidi piombare nella stanza una siciliana che parlava un dialetto strettissimo di cui non capivo un tubo o il mio traduttore universale era guasto o il nostro gap culturale era eccessivo.
Misi una pietra anche sopra di lei (letteralmente per zittirla) e passai oltre.
Me ne concessi ancora una (l’ultima)e stavolta la contattai prima per telefono.
La voce si rivelò essere stupenda e non riscontrai nessun accento particolare (probabilmente era doppiata da Juppy Izzo) , in ogni caso questa almeno la capivo.
Arrivai a casa sua e lì mi ritrovai davanti una delle donne più brutte che abbia mai avuto modo di vedere. Gentile, simpatica…generosa …ma (che Dio mi perdoni) brutta come la fame!
“IL MUGATO!” (sapete cos’è un Mogato, vero?).
Fuggii ululando nella notte e se ora voi (eventuali Trekker PURISTI) state pensando che io sia uno xenofobo bastardo…bè avete ragione.

Tornai a riflettere a casa mia e riesaminai la cosa: avevo sbagliato tutto.
Questa fissa della donne era sbagliata, Star Trek era la mia passione, il mio hobby e doveva essere un piacere da condividere con qualche amico davanti ad una birra. Tutto qui.
Feci altre telefonate, trovai altri Trekker di sesso maschile nella mia città e fissai un appuntamento con uno di loro.

Quando arrivai all’appuntamento fui sorpreso di trovare il gemello della femmina da cui ero scappato.
Era possibile?
No, ovviamente ,ma questo le somigliava in maniera sorprendente…occhiali, sguardo vacuo, leggero strabismo, postura anomala, sindrome di Notre Dames, capello unto…un clone perfetto dell’altra.
Vabbè , come amico poteva andare, il mio razzismo non arrivava a tanto e si trattava solo di farci quattro chiacchiere, magari scambiarsi qualche libro o cassetta, così mi feci avanti , gli dissi il mio nome e lui iniziò e lui mi rispose:“CIAO MAXXXXXXXXSSS” esordì strabuzzando gli occhi.

Urlava. Non perché fosse pazzo, malato od altro…aveva semplicemente un timbro di voce leggermente fuori scala , gesticolava , agitava una busta di plastica (aveva sempre una busta di plastica) e SBAVAVA… non sto scherzando! Sbavava come un pastore maremmano.
Ma la cosa peggiore era che il mio Pastore Maremmano parlava SEMPRE e SOLO di Star Trek.
E continuò a farlo. A lungo e ininterrottamente in una profusione di schizzi di saliva che i miei scudi non riuscivano a fermare.
Il mio nuovo amico era fissato , ossessionato e totalmente FUSO per Star Trek.
“MAXXXXSSSSS , MAXXXSSSSS , E BLADI BLAD IBLAI PHASER, KIRKE MAXSSSS! MAXSS! E BLADI BLADI SPOCKKE! MAXSSSSSS!”

A ben pensarci sibilava pure…

Senza saperlo avevo appena conosciuto una significativa rappresentanza dei TREKKER più incalliti.
Per un po’ ci frequentammo ,ma quando notai che la gente per la strada ci scansava come dei pazzi furiosi mentre lui gridava “GLI SCUDI MAXXSSSSS DOVEVANO ALZARE GLI SCUDI MAXSSSSS” decisi che la mia vita sociale era già abbastanza incasinata senza aggiungere anche quel caso clinico.
Di nuovo se vorrete darmi del bastardo lo capirò ,ma sparii dalla circolazione e non rividi mai più il GORN. (lo sapete cos’è un Gorn, vero?...Sì che lo sapete!).
Tentai ancora un paio di volte.
Uno arrivò a casa mia con un paio di orecchie a punta sbilenche , un altro parlava il klingon e sputava peggio del primo.
Dopo il Klingon mia madre venne in camera mia e mi disse “ma perché non ti droghi come tutti gli altri?”
A quel punto compresi che era ora di farla finita, buttai via la tessera e tornai nella mia dignitosa solitudine di TREKKER xenofobo e asociale.
Dopo uno o due mesi mi arrivarono un paio di lettere dell’Ammiragliato che mi esortava a rinnovarla, lì per lì mi prese un accidente perché per la chiamata alle armi era troppo presto, poi realizzai che l’esercito italiano non aveva uniformi rosse e capii che l’Ammiraglio che mi scriveva altri non era che il sedicente Presidente dello STIC.
Non risposi all’Ammiragliato ed immagino di essere ancora infilato in qualche inquietante database del club, sotto la voce: disertore.
Anni ed anni dopo vidi un branco di Trekker alla mostra del fumetto di Lucca…brucavano felici ed entusiasti dentro le loro uniformi rosse (troppo corte o troppo strette mai della misura giusta) tutti esibendo una bella pancetta (sia uomini che donne) ,ma con un aria serena che gli ho sempre invidiato.
Oggi è passato tanto tempo…la pubblicazione che c’è in edicola è fatta veramente molto bene , l’Ammiraglio e Signora hanno pure scritto un po’ di storie per la Bonelli , Star Trek è stato diffuso e curato con professionalità proprio grazie al club e mi piace pensare che (in mezzo a tutti questi miglioramenti) anche il senso estetico dei Trekker sia cambiato e che ora ci siano iscritte tante sexy socie a cui io purtroppo non potrò mai accedere (a causa della prima direttiva ovviamente…).
A parte tutto ciò (e nonostante anni di terapia) ancora oggi mi capita di notte di sentire una voce sibilante , un richiamo osceno dal buio che mi dice:
“MAXXXXXXXSSSS! MAXSSSS! E BLADI BLADI MAXSSSSS! ALZIAMO GLI SCUDI MAXSSSSS”

21 08.1006

19.8.06

LA CENA A FUMETTI

Indette generalmente da fiancheggiatori o mecenati del settore, le cene dei fumettisti si tengono preferibilmente in ristoranti posizionati fuori mano e poco visibili, all’interno dei quali si accede solo dopo essersi scambiati strette di mano massoniche e parole d’ordine prestabilite.
“Lo spirito con la scure è giunto in città” .
Controparola: “Cico dorme bene.”
“Ayaaaaak!” sbadiglio di un passante.
Il proprietario del ristorante è quasi sempre un appassionato del genere che cova segretamente velleità creative e che conserva nei suoi cassetti improbabili avventure salgariane piene di feroci tigrotti di Mompracem.
Il prezzo che ogni commensale deve subire per beneficiare della cena è visionare (dopo il caffè) gli scritti deliranti del suddetto titolare.
Il locale all’interno si presenta invariabilmente tappezzato di quadretti con disegni vari e dediche pazientemente raccolte in anni ed anni di collezionismo compulsivo.
La fauna che anima questo tipo di cene è come sempre eterogenea e quanto mai pittoresca.
Abbiamo gli autori affermatissimi , che di solito si presentano accompagnati da mogli Matrone (piegate dagli anni e dai chili di oro ostentati) e da un numero imprecisato di figli/figlie, concubine , Delfini, pesci pulitori e guardie imperiali.
A questa configurazione base possono aggiungersi uno scribano ed un biografo (opzionale non di serie) che narra le gesta del suo signore in versi.

Le nuove leve si presentano invece singolarmente o piccoli gruppi ,claudicanti, accompagnati da campanacci al collo (per segnalare il loro arrivo) e a volte da femmine di vario genere:
interattive (con pile incluse e in grado di formulare semplici frasi) , decorative (carine ma mute), creative (specie protetta dalla LIPU) , politicizzate, lobotomizzate ecc. ecc. ecc.
Tutte sfoggiano un espressione più o meno rassegnata e l’unica loro preoccupazione è di trovare un posto vicino ad un muro sui cui poter svenire durante l’interminabile serata.
Le più scaltre si portano scarpe basse di ricambio, pigiamino e maschera per gli occhi.
Le giovane leve arrivano alla spicciolata e (benché ancora non del tutto sviluppati) , esibiscono le loro livree colorate, fanno la ruota e si aggregano in piccoli capannelli a parlare di lavoro.
I gruppi non sono ovviamente casuali ,ma si rifanno a schieramenti ben definiti.
Le varie scuole di fumetto che si sono divise il territorio si dispongono su fronti opposti e si salutano a malapena con un cenno della testa , tra di loro individuiamo i rispettivi Capi Mandamento, i Consigliori ed ovviamente i PADRINI, a seguire le segretarie fighette, gli scudieri con i vessilli e i portaborse (le borse delle varie scuole) con i rispettivi stemmi.
Presenti per documentare l’evento troviamo cantastorie e giornalisti vari appartenenti a riviste tipo “Fumo la Pina” , “Il canto del Gallo Frullo”. e “ Le Cronache dell’Acqua Calda” a cui spetta il compito di testimoniare e trasmettere ai posteri l’evento.

Negli angoli leggermente più bui si possono infine individuare i pusher di negozi a fumetti che anche in queste occasioni si presentano con preview elitari in cui è possibile ordinare oggetti particolari da collezione tipo le analisi delle urine di Pazienza o l’esame del sangue di Bonvi.
Per i medesimi titolari di negozi lavora anche il finto fotografo (ex agente della scientifica ) che si aggira con fare clandestino scattando foto ricordo e rubando campioni di dna dei presenti dai bicchieri sporchi (molto richiesti nel mercato nero dei feticisti del fumetto).

A questi personaggi più o meno fissi si aggiunge un numero variabile di amici , amici degli amici, parenti e imbucati vari che le cene a sbafo inevitabilmente attirano.



Tra i vari autori e disegnatori troviamo alcuni personaggi ricorrenti e caratteristici:

IL QUESTUANTE DI GRATIFICHE.
Perennemente in cerca di una pacca sulla spalla o di una carezza , lo si riconosce perché ha sempre con se la cartellina dei suoi lavori che esibisce ad ogni occasione in cerca di approvazione.
Quasi sempre assecondato dai suoi simili con una o più coccole misericordiose finisce sempre a scodinzolare riconoscente tra i tavoli.

L’INSODDISFATTO
Esatto opposto del primo è un creativo che è stato completamente prosciugato anni ed anni di lavoro seriale , inaridito nel cuore ama stroncare le aspettative dei giovani con frasi lapidarie del tipo “Perirete tutti di morte atroce tra le fiamme dello stige!”.
Spesso è invitato nelle scuole a tenere lezioni di autostima.

IL MIRACOLATO
Già visto in varie versioni di altri contesti qui si presenta come un disegnatore considerato scarso e mediocre dai suoi simili,ma che (inconsapevole di ciò) continua ad aggirarsi attorno a loro con fare zampettante al grido di “siamo amici, ah? Siamo amici, eh? Eh?”.

I BLUETOOTH
Generalmente in coppia sono disegnatore e inchiostratore, maestro e Delfino, Don Zauker e Kodos, si scambiano informazioni tramite tecnologia wireless, condividono proteine ed enzimi strusciando i gomiti tra di loro.


IL SIMPATICO.
Generalmente pasciuto e rubicondo è quello che fa ridere tutti con i suoi 180 chili di umorismo e bonaria volgarità, sollazza il pubblico con barzellette sporche o imitazioni di rumori gastrici vari.

L’INTELLETUALE
Metafisico di natura è il creatore di una serie introspettiva ed onirica imperniata sul difficile rapporto tra un’allucinazione post-virale ed una colica renale.
Di aspetto inquietante appare simile ad un NON morto ,ma sfortunatamente è vivo e loquace.

IL FRANCOFILO
Colui che è stato in Francia, che vi ha pubblicato e che ritiene che i francesi siano più intelligenti, più sensibili, più alti, più belli e perfino più educati perché a tavola non parlerebbero mai a voce così alta.

“PRRRRRRRRR!” urla sullo sfondo il disegnatore simpatico che intanto è salito nudo sul tavolo tra le risa del pubblico.

Una volta sbrigati i vari rituali di saluto, strusciatine di antenne , emissioni di feromoni, ruote varie e balletti rituali di delineamento del territorio i commensali prendono posizione e si concentrano sull’unica altra attività che li accomuna tutti oltre al fumetto: MANGIARE.

Alla base di tale voracità atavica vi è la natura stessa dei fumettisti legata da un passato di fame e miseria o alla sempre presente prospettiva di una futura indigenza.

Questa realtà scientifica è ben nota ai ristoratori che (per quanto animati dalla passione) non sempre sono nella condizione di soddisfare l’immane appetito dei Buchi Neri che hanno invitato a cena.
A questo scopo i più astuti hanno sviluppato menù specifici a base di carboidrati che anno lo scopo di riempire, appesantire e stordire gli apparati digerenti dei propri ospiti.
Per cui: pasta, pane e quantità industriali di fagioli, sono gli ingredienti base della cena servita.

I fumettisti partono con avvio lento dandosi un contegno iniziale ed è in questa fase che si vede la differenza di ceto e di casa editrice.
Gli “arrivati” inizialmente piluccano appena (ed usano perfino le posate) mentre ai tavoli vicini, gli emaciati e smunti autori esordienti si guardano intorno eccitati con lunghe lingue che lambiscono i piatti salivando vistosamente.
Chi potesse osservarli da vicino vedrebbe anche i muscoli del collo tesi, ed un fremito d’impazienza che percorre i loro giovani e scarni corpi.
Non a caso le femmine di questa specie sono dotate di apposite sacche marsupiali in grado di contenere fino a tre volte il loro peso in viveri e cacciagione.

Le prime pietanze ad arrivare sono gli antipastini-ini , affogati in foglioline di basilico-one ed altri accessori non commestibili che hanno la funzione di confondere l’occhio.
I fumettisti li spazzano via in un attimo e di solito (tra il serio e il faceto) si contengono anche gli avanzi del tavolo accanto.
“Lo mangi quello, eh? Lo mangi, lo mangi?”

Agli antipasti seguono i primi che, generalmente costituiti da un tortello, due ravioli e un pugnetto di spaghetti, vengono serviti dalle cameriere con una certa timorosa diffidenza per qui lunghi e luccicanti denti che iniziano ad apparire nelle bocche dei commensali.
Man mano che il decoro cala viene progressivamente abbandonato sia l’uso della forchetta che della posizione eretta e così mentre il Francofilo (che si è fatto portare un piatto di rane bollite) spiega quanto siano più fini i francesi rispetto agli italiani , dal fondo si odono pervenire suoni gutturali e ringhi vari.
Solo la copia di fumettisti Bluetooth non pare litigare per il pastone e al contrario consuma l’ultimo spaghetto condividendolo come Lilli e il Vagabondo.

All’arrivo del secondo le cameriere non si avvicinano neppure più ai tavoli, ma buttano il cibo direttamente sui tavoli con grossi secchi.
Pezzi di roast beaf ed arrosto ricadono sul tavolo schizzando le indispettite matrone mentre i loro mariti vi si buttano sopra guaendo di piacere.

A questo punto di solito una figura si alza , batte con una forchetta su un bicchiere ed attira l’attenzione dei presenti (che comunque continuano a rosicchiare ossi vari).

“Adesso due parole del nostro Eminenza Lord Assessore” proclama l’araldo presentando l’assessore di turno che patrocina l’evento.
Il pingue Assessore esibisce un discorso (solitamente tanto vago e indefinito da esser applicabile ad una cena di fumettisti, così come all’inaugurazione di un peschereccio) , dopodiché si passa alla premiazione del miglior autore dell’anno.
Tale premiazione è generalmente proforma ed applicata senza alcun criterio particolare se non la democratica rotazione dei soliti nomi.

Il premiato raggiunge il podio (immaginario perché non ce ne è) ringrazia, pronuncia un breve,ma incisivo discorso e poi alza trionfante la coppetta di peltro e la pergamena in finto papiro che gli è stata donata.

I commensali abbaiano…pardon: applaudono e tornano ad occuparsi del loro cibo con rinnovata energia.
Immediatamente dopo la premiazione Lord Assessore (dolente) è costretto ad abbandonare la cena a causa di un imprescindibile appuntamento che tutti gli anni s’inventa per fuggire al più presto da quegli individui.

“NUDA! NUDA!” gridano quelli del tavolo del Simpatico che hanno perso ogni barlume di ragione.

Alla fine del secondo piatto le donne dei vari commensali sono già fuse con le suppellettili mentre i loro rispettivi compagni a causa dei fumi dell’alcol stentano a riconoscerle.
“Sei tu BORGIA?! RISPONDIMI CAGNA INFEDELE!” grida uno fissando la moglie.

Il dolce è costituito per lo più dall’enigmatico BONGO e dal cosiddetto “sorbetto al limone” che (per quanto quasi sempre deludente) tutti si ostinano a riordinare incapaci di resistergli.

I commensali divorano il tutto aspirandolo e sono pronti per il caffe, a cui segue l’ammazzacaffè, l’amaro, la vendetta dell’ammazzacaffè , il limoncello, l’ammazzacaffè 3D , il grappino e un bicchiere di Magnesia.

Quando l’ultimo bicchierino è stato svuotato e le donne sono finalmente finite sul pavimento a dormire in improvvisate cucce fatte di vestiti, il ristoratore si fa avanti con carta e matita per riscuotere ciò che gli spetta.

I commensali si fanno pregare solo per qualche secondo e poi si lanciano in una improvvisata gara di disegnini fatti sul momento.
Tutti danno il meglio di se con faccine e corpicini stilizzati eccetto un esordiente che nel panico totale non riesce a trovare una spina per il suo episcopio.

Finto il rito dei disegnini, i fumettisti si avviano all’uscita barcollanti e ancora brilli , alcuni escono dimenticandosi la compagna su pavimento, altri prendono quella sbagliata.

Appena usciti alcuni si scroccano reciprocamente sigarette , altri marcano il territorio facendo pipì dietro i cassonetti finché uno di loro riprende la posizione eretta e propone:
“Ci beviamo una birra al pub!”.
E tutti annuiscono avviandosi dinoccolati e scodinzolanti verso una nuova alba.

18 08.2006







17.8.06

VITA DI COPPIA

Durante i primi tempi del rapporto la vostra compagna sarà anche la vostra maggiore fan, la più grande estimatrice , nonché spesso la vostra musa (e quella che vi paga le multe per divieto di sosta).
Che siate un terrorista iracheno o un disegnatore di fumetti per lei non fa differenza , il suo amore è incondizionato e per questo motivo conserva tutti i vostri disegnini, i vostri bigliettini e tutte le vostre sagaci battute che trascrive sul suo diario.
“Sei il mio TUTTO.” Scrive con trasporto nel mese di luglio (proprio sotto all’appunto “ ciclo venuto grazie a DIO!!!!).
“Sei la mia Via Lattea…”.
“Nessuno inchiostra come te.”
La vostra compagna vi segue docilmente in tutte le occasioni mondane e anche in quelle professionali, se dovete promuovere una serie fantasy la potrete comodamente piazzare agli angoli di Lucca vestita da ancella.
Se dovete fare una serie erotica (e lei a i requisiti minimi di sistema) la potete spogliare leggermente e piazzare come “attira Senti Ma” ai suddetti angoli di Lucca.
E se madre natura non vi aiuta e lei non è proprio un urlo di donna la potete sempre vestire da Wookie e mandarla in concorso ai CosPlay.
Alle cene con i vostri colleghi lei sarà sempre presente, remissiva e accondiscendente rivelerà la sua presenza solo emettendo dei BEEEP con cui segnalerà l’ora esatta e nel frattempo voi la potrete parcheggiare sulle sedie, appoggiarla ad un albero o semplicemente lasciare che si accasci al suolo mentre voi parlate con l’autore di turno fino alle due di notte.
In ognuna di queste circostanze lei vi osserverà con i suoi grandi occhioni appannati dall’amore (e dal sonno).

Se avrete la fortuna di trovare una compagna che condivide il vostro interesse (generalmente un’allieva che avete rimorchiato o una lettrice appassionata che avete sedotto) le cose andranno ancora meglio e potrete dividere con lei anche l’aspetto creativo della vostra vita (ma in questo caso accertatevi prima che non sia più brava di voi o sarà un macello).

Esibita alle mostre, implotonata nei bus in pellegrinaggio per Angouleme, comodamente ripiegata nel trolley , lei sarà sempre con voi e sarò tutto stupendamente meraviglioso.
Finché dura…

Le prime avvisaglie di un incombente catastrofe verranno precedute da piccoli segnali apparentemente senza importanza: smetterà di chiamarvi con i soliti nomignoli (Topo, Topetto, Topolino, Ratto) usando invece sempre più spesso il vostro nome sillabandolo con fare puntiglioso, fumerà nervosamente osservandovi con fare irato attraverso la frangetta dei suoi capelli, o le sue lunghe e folte ciglia, in ogni caso avrete la sensazione di essere osservato e sentirete un’inquietante vibrazione di fondo detta RUMORE NERO.

Occasionalmente a questi segnali si accompagnano proliferazione di locuste, pioggia di rospi vivi e fuochi di S. Elmo.

Nella vostra limitata ed ottusa percezione del mondo non vi renderete subito conto di quello che sta accadendo e peggiorerete la cosa con frasi tipo “ehi, c’è una maratona Star Trek andiamo a vederla , tesoro?”

Altri segnali inequivocabili da lei inviati saranno:

insofferenza alle storie che avete scritto e che le raccontate dopo avere fatto sesso, intolleranza gastrica alle vostre riflessioni sugli autori Bonelli e cefalea cronica.
Il tutto accompagnato da sbadigli, iperventilazione caratterizzata da sbuffi e scatti nervosi incontrollati con estroflessione del dito medio alle vostre spalle.

I più intuitivi tra voi riconosceranno queste significative avvisaglie , gli altri (nella loro infinità superficialità maschile) le attribuiranno al ciclo femminile o a transitori stati di epilessia emotiva.

Niente comunque di cui preoccuparvi.

Poi, un giorno , (mentre voi state consultando il Preview e valutate l’acquisto di una riproduzione di Aquila di Spazio 1999 da 300 dollari) una voce sconosciuta proferirà questa frase:

“Ma TU quando crescerai?”

Quello che troverete davanti a voi alzando gli occhi non sarà più la vostra adorabile compagna ,ma una mina antiuomo innescata e pronta a detonare.

“In tutti questi anni io sono cambiata ,ma tu sei rimasto sempre lo stesso...” vi dirà la mina.”L’anno scorso mi hai fatto vestire da Winx…ti RENDI CONTO?!”

“Attenzione: mancano 3 minuti all’autodistruzione!” commenterà la vostra mente che (anche nei momenti più critici) continuerà ad andare per conto suo.

“L’anno scorso non mi hai portata neanche in vacanza perché dovevi fare una MINISERIE DEL CAZZO CHE POI NON HANNO NEANCHE STAMPATO!” continuerà la vostra ex ragazza aumentando i giri.

A questo punto esistono varie possibilità.

1 ) Potete cercare di farla rinsavire con un improvvisato attacco di argomentazioni scelte, tentando di intontirla con la vostra logorrea fino a sfinirla e prometterle tutta una serie di cose che poi non riuscirete minimamente a mantenere.
Questo vi garantisco che è solo un palliativo.
Momentaneamente guarita le sue crisi si ripresenteranno però ad intervalli sempre più brevi e in più vi rinfaccerà le promesse mancate.
“Se sarà under 25 vi dirà: “ci metto cinque minuti a trovarne uno meglio di te!”
“Ah!... “ penserete voi , uno della Bonelli, eh?”
Se sarà over 30 vi dirà: “mi hai rubato i migliori anni della mia vita” e metterà su un disco di Renato Zero.
Se sarà minorenne vi scriverà semplicemente: CMQ VAFF.ULO con un sms.

2 Potete cercare di farla ingelosire con un altro modello più fresco e giovane ,ma l’operazione è terribilmente complicata e la possibilità di un uomo di trovare una donna è inversamente proporzionale alla sua necessità.
Quando sei occupato ci inciampi sopra e quando ti servono non le trovi mai.
Soluzione non praticabile.

3 Oppure potete colpirla violentemente al volto , drogarla con Royponl e sedativi vari e dire a sua madre “va tutto bene signora, sta riposando!” per i prossimi vent’anni.
Impraticabile, illegale ed immorale

O naturalmente (4) potete crescere.
Arrendervi e sposarla, farla venir a vivere con voi ,avere , un figlio, tagliarvi i capelli, mettere quella camicia azzurra che odiate o fare qualsiasi altra cosa che lei vi rinfaccia di NON fare.

Qualsiasi cosa decidiate di fare dovete però tenere presente che quella donna che avete davanti a voi non è più quella che voi conoscevate.
Dimenticate il tenero bocciolo di rose che amavate. Scordatevi dell’intrigante complice di sveltine in ascensore, quella che avete di fronte E’ UN ALTRA COSA.

E’ un Trifide proveniente dall’iperspazio sotto mentite spoglie.
E’ un baccello alieno che è cresciuto sotto il vostro letto e si è sostituito a lei.
E’ un androide costruito da un dottore pazzo (il suo ginecologo! Ecco perché ghignava sempre quando l’accompagnavi alle visite!) ,ma in ogni caso NON e’ più il vostro amore.
Del resto se la osservate potete vederlo anche da soli.

E’ circondata da una fitta nebbia prodotta dalle sigarette che fuma una dietro l’altra, i suoi capelli sono gonfi di elettricità, le sue unghie stranamente lunghe, gli occhi luccicanti rimandano riflessi di ghiaccio e i denti scintillano di un innaturale bianco e tutta la stanza è pervasa da un forte odore di OZONO.
La sua voce un tempo morbida e vellutata ha ora una tonalità acuta e tagliente che tuttavia ogni tanto cala in un cupo ringhio simile ad un ruggito.
E va avanti e indietro per la stanza, mentre continua a cacciare roba in una borsa , sembra una tigre in gabbia.

La cosa davvero assurda è che in questo momento è ancora più bella del solito e a voi vengono in mente un sacco di idee carine…
Scordatevelo. Datemi retta non è tatticamente prudente avvicinarsi in questo momento.

“Tu, TU! TU!!!” sibila mentre continua ad aggirarsi per la stanza sparando un monologo infinito su quella volta che ve la siete dimenticata in auto mentre andavate farvi fare l’autografo da uno di quei – CITO: “ malati di mente cronici!”

“TU! TU! TU!” ringhia mentre ti ricorda quando le hai fatto fare la “vacanzina in Francia e ride sguaitamente indicando una pila di cartonati nella libreria.
“Due giorni a girare in mezzo a quei francesi del cazzo e un viaggio in pulmino pieno di mentecatti che cantavano le sigle dei cartoni animati! CARTONI ANIMATI MA TI RENDI CONTO?!!!!”


In queste circostanze ,se potete, cercate di mimetizzatevi con le vegetazione, se non ne avete a disposizione limitatevi a NON muovervi…ricordate che il Raptor che avete davanti è più veloce e potente di voi. Non cercate di affrontarlo.

Alcuni si giocano la carta del pianto…questo dipende a quanto siete bravi in questo genere di cose, ma anche da quante volte l’avete già usata.
Fino a sei volte consecutive la cosa può funzionare.
Ricordate che la memoria della vostra femmina è selettiva e non lineare, i suoi processi mentali positronici non seguono le tre leggi della robotica , né quelle del buon senso.
Un buon pianto può salvarvi dalla situazione ,ma vi può anche far perdere quel poco di dignità che avete.

Se la crisi avviene in un ambiente aperto lasciate pure che la vostra compagna si sfoghi e che corra per i campi , aggredendo mucche, graffiando alberi o uccidendo qualche fagiano di passaggio ,ma se siete nel vostro habitat , in presenza di tavole originali, collezioni rare o modellini del Millenium Falcon a grandezza naturale , rassegnatevi perché questi saranno i primi obiettivi dell’uragano che avete di fronte.


In ogni caso NON FATE L’EROE.
Non cercate di fare miracolosi ammaraggi o di salvare il vostro prezioso carico, cercate di portare il vostro aereo in fiamme in una zona disabitata e poi lanciatevi col paracadute.
Come? Non avete installato un pulsante di eject sotto il vostro tavolo da disegno?
Male, male…molto male..

Comunque vadano le cose non disperate perché l’evento che avete di fronte (per quanto devastante) non durerà a lungo.
Raggiunta l’iperbole distruttiva ed invettiva la trottola umana che avete di fronte rallenterà i giri, l’alone energetico si abbasserà d’intensità e la spossatezza si sostituirà all’annichilimento.

Probabilmente prima di uscire farà qualcosa di simbolico…tipo lasciar volare una colomba bianca e dire qualche frase tipo “è tempo di morire” e poi si chiuderà la porta alle spalle dopo avervi fatto intravedere una lacrima solcarle il volto.

Quando la porta si sarà definitivamente chiusa resterete solo in uno scenario di devastazione.
L’odore dell’ozono sparirà rapidamente sostituito dal suo inconfondibile profumo e i vostro stomaco proverà una fitta accompagnata da una sensazione di vuoto.
Il vostro limitato cervello vi suggerirà subito di farvi un panino e di vedere l’ultimo episodio di Voyager (quello dove arriva Tette di Nove!) ,ma non si tratta di fame.
Il vuoto che percepite è LA PERDITA.

Se non avete ancora afferrato il concetto di “perdita” dovete cercare nel vostro database quel ricordo di quando il numero 1 dell’UOMO RAGNO CORNO vi si macchiò di caffè…
Ci siete, sì?
Ecco, quello è “PERDITA”.

Per diversi giorni presenterete difficoltà di concentrazione, secchezza delle fauci, occhi arrossati e una generale demotivazione esistenziale , proverete l’irresistibile desiderio di parlare di lei con amici e colleghi , alcuni di loro vi ascolteranno pazienti, altri annuiranno per cortesia ,ma intanto prenderanno appunti per quel racconto geniale di Zombie Atomici a cui stanno pensando da mesi.
Altri ancora infine si precipiteranno a consolare lei perché da sempre se la vorrebbero fare.

Il vostro lavoro ne risentirà.

La vostra eroina , (in perenne fuga mezza nuda da alieni mutanti e robot iperfallici) ,anziché pronunciare le solite frasi ,tipo “SI DAI! PIU’ FORTE”.
Dirà cose come: “ Tu mi usi ,ma non mi ami realmente, vero?”
“Click – RESISTERMI E’ INUTILE FEMMINA UMANA. ASSERVITI AI VOLERI DEL DALEK SUPREMO!” click - MFRRRR”.

Ma lentamente, (molto lentamente) le ferite guariranno e ricomincerete a vivere e così come avete trovato un altro numero 1 dell’UOMO RAGNO (non macchiato) troverete un’altra donna che vi darà amore ed affetto.

Come? Cosa dite?

La vecchia copia dell’UOMO RAGNO macchiata di caffè aveva anche gli adesivi e quella nuova no?

Vabbè, ragazzi… non si può avete tutto, eh!

17 08.2006

15.8.06

IL SOTTOBOSCO

Il Sottobosco è quel luogo indefinito che si trova al di sotto di ogni attività o specializzazione creativa… nel mondo del fumetto, dell’illustrazione ,ma anche nel settore della scienza , dell’industria e dell’imprenditoria, in tutti quei luoghi cioè dove esiste una concreta competizione per raggiungere il vertice.
(Gli impiegati statali ne sono esclusi perché vivono a Topolina dove sono tutti felici e alla pari!).
Il Sottobosco è quella sorta di Purgatorio ,in cui si trovano coloro che stanno transitando verso più altre vette , o il Limbo in cui sono condannati a restare coloro che (per limiti personali) non sono riusciti a salire più in alto.
Non è un termine dispregiativo, non è una collocazione infamante o disonorevole è soltanto un mondo diverso con regole tutte sue.
La popolazione del Sottobosco fumettistico è in particolare variegata e multietnica.
Ci sono coloro che si occupano di altro ,ma che vorrebbero fare fumetti (illustratori, coloristi, inchiostratori), ci sono coloro che effettivamente fanno fumetti ,ma non al livello che vorrebbero (autori autoprodotti, di nicchia, a diffusione limitata ecc. ecc.) e tanti altri che non si a bene o perché sono finiti lì e non riescono più ad uscirne.
Naturalmente il passaggio dal sottobosco può essere anche una sorta di iniziazione o una gavetta formativa e quindi chi vi si trova non deve disperare né angosciarsi, così come non è detto che la definizione stessa del SOTTOBOSCO esista realmente.
Il Sottobosco in realtà è uno stato mentale ed esiste solo se ti ci senti.
Non c’è realmente un cartellino o una tessera da creativo di serie A , B o C, ognuno è in parte anche ciò che si sente di essere e quindi ci sono persone felicissime , serenissime e realizzatissime che vivono e prosperano da anni senza mai essersi sentiti cittadini di quel luogo.
Fatta questa doverosa premessa andiamo a vedere come si svolge la vita quotidiana in determinati sobborghi del Sottobosco.
La cosa che rileviamo innanzitutto è la presenza di una lanuginosa sostanza grigio biancastra…tale sostanza impregna ogni viale , strada o stradina del sottobosco, inodore (e insapore per chi tentasse di assaggiarla) si presenta simile all’ovatta e risponde al nome di FUFFA.

La Fuffa è l’essenza stessa del Sottobosco ed è generata proprio dai Sottoboschivi che la producono a furia di chiacchiere , frottole, e bubbole varie.
L’identikit ottimale del produttore di Fuffa è uno che parla, parla, e che quasi sempre parla di se.
Il FUFFATICO non ha età…ce ne sono di 17 anni e di 80, l’unica caratteristica che lo contraddistingue è che esordisce quasi sempre con frasi tipo “forse ti ricorderai di me per bla, bladi, bla!”
Oppure “non so se hai visto la mia miniserie che bla, bla, bladibla, bla!”
Il FUFFATICO è cioè una sorta di curriculum autoreferenziale ambulante che ti sbatte di continuo le sue credenziali in un incessante esibizione di penne colorate e livree d' accoppiamento.
Sono una sorta di tronfi pavoni (fondamentalmente insicuri) che si aggirano producendo un rumorino simile al suono dei tacchini “glo, glo, gloglooogooogle…”.

Il Sottobosco ha le sue ferree regole e se due abitanti della stessa specie e rango s’incontrano il confronto è inevitabile, per verificare la supremazia ed affermare il controllo di un territorio i Fuffatici mettono in atto la danza del “chi ce l’ha più grosso…”.

Il creativo del sottobosco può tollerare infatti di guadagnare meno di un avvocato, di un dottore o di un lavavetri , può anche tollerare che il suo nome non sia mai alla ribalta e che non sia mai riuscito ad emergere dalla massa, ma non può assolutamente tollerare di essere inferiore ad un suo simile.
Così (grazie ad una reazione chimica assolutamente istintiva) ogni volta che incontra un altro Sottoboschivo estrae la sua pinna cranica e la flette al vento mentre si pigmenta di rosso.
L’altro riconosce immediatamente il segno di sfida , ne raccoglie il guanto e reagisce flettendo a sua volta la sua pinna cranica azzurra (il colore varia a seconda dell’orientamento politico) ed emettendo un basso gorgoglìo “glo, glogoglogooogle…”

“Ciao. Come va?” esordisce lo sfidante.
“Bene” . Replica l’altro prudente perché la prima mossa si lascia sempre fare a chi sfida.
“Tu che stai facendo?” chiede finalmente il primo e subito due grosse ghiandole scarlatte gli si gonfiano sotto il collo.
“Io faccio una miniserie per i Pacho Bros!” replica il secondo e gonfia anche lui le sue ghiandole azzurre.
“Io ho pubblicato una graphic novel per la Turiddù Art” spara il primo a cui non può fregare di meno dei Pacho Bros.
“Cartonata?” chiede il secondo astutamente.
“No…” ammette il primo “..ciclostilata con spillatura …” e per lui è un colpo talmente duro che la pinna gli si affloscia un po’.
“Ma mi ci ha fatto la prefazione Badali e siamo ospiti a Lucca allo stand Panini!” esclama riprendendo vigore.
“Cazzo…” pensa il secondo che perde terreno… “la Panini della Marvel?”.
“No…” risponde il primo….” Lo stand dei panini da mangiare…” e la pinna gli avvizzisce in testa.

Ecco. Questo che vi ho appena descritto è un esempio di uno scontro tipico del sottobosco ,ma in questo caso c’è stato un vincitore netto e indiscutibile.
Nella realtà questo accade di rado perché Sottoboschivi e Fuffatici detestano perdere e per questo evitano quasi sempre lo scontro diretto.
Per lo più preferiscono “danzare” girellarsi intorno piluccandosi come galline , ogni tanto estroflettono una pinna , gonfiano una ghiandola ,ma nel complesso si limitano a borbottarsi la solita frase di rito “faccio cose…glo, glogo, gooogle…vedo gente…glo, go, glooogoogle…”
In questo modo nessuno si ferisce e tutti sono contenti.
I nomi dei loro editori non hanno importanza…Pacho Bros, Turiddu Art, le Cronache dell’Ernia, l'Universal Print, Galacticus Editors…più sono altisonanti e meno sono consistenti ,ma neppure questo è un crimine, quello che è irritante è l'arroganza e la presunzione dei Fuffatici incalliti.

Il fatto è che la cosa migliore sarebbe andare a bersi una birra tutti insieme e (fortunatamente) ci sono alcuni che lo fanno (unendo magari le forze per uscire dal Sottobosco) ,ma i veri indigeni…quelli nati dentro o destinati a restarvi per sempre…quelli no.
Loro si aggirano con arietta perfida e incazzata, si studiano e si valutano intenti a litigarsi il pastone del Sottobosco.


Guardate là...ecco che ne arriva uno!


“Ciao…glo, glo, glo, glo…io pubblico con i Ringo Boys…”.


Che pazienza ci vuole!

15 08.2006

12.8.06

IL NEGOZIO DI FUMETTI

Generalmente poco vistosi, privi di insegne al neon o di fastose vetrine , i negozi di fumetto sono vere e proprie aree di caccia , spesso mimetizzate , dove predatori e prede intrecciano le proprie vite in un incessante gara per la sopravvivenza.
Tali aree sono spesso talmente anonime e ben occultate da non tradire minimamente l’esistenza di una tana di venditori di fumetti.
Ciò che è certo è che nei pressi di tali località molte specie non appartenenti ai fruitori di fumetti accusano vista appannata, fiato corto e difficoltà cognitive.
Le femmine in particolare di quasi ogni razza se ne tengono bene alla larga o addirittura fuggono guaendo.
Tra le varie teorie la più accreditata e che i fruitori di tali ambienti emettano feromoni incompatibili con le altre specie “normali”.
I proprietari di tali negozi sono generalmente di sesso maschile ,ma non mancano eccezioni di proprietarie femmine (forse rifiutate dal proprio branco di origine o frutto di mutazioni genetiche).
La gestione del negozio può essere singola , a due o in piccoli branchi.
La gestione singola è tipica di elementi asociali che generalmente si lasciano andare ad una sorta di depressione interiore che li porta spesso a morire durante i rigori invernali.
La gestione a due è invece tipica di coppie di cacciatori ben in sintonia che si distinguono per mole (grossi cacciatori carichi di esperienza) ed agilità , quest’ ultimi sono predatori magri,ma temibili che utilizzano più capacità ipnotico-narcotiche che forza bruta.
La gestione in piccoli branchi infine è tipica di giovani ed inesperti cuccioli che si raggruppano per cercare di sopravvivere nel duro mercato ,ma che finiscono quasi per essere smembrati e divorati da loro smili più scaltri.

Le tecniche di caccia dei predatori di cui stiamo parlando variano.

Il predatore singolo , (che caccia in un’aria in semidisuso), si nutre prevalentemente di vittime occasionali e non è in grado di garantire la sopravvivenza per se o per la sua prole.
Tale predatore è in via di estinzione per ovvi motivi e non ci soffermeremo ulteriormente.

I Predatori a coppia sono i più scaltri perché si alternano nella gestione del negozio rimanendo sempre guardinghi , scattanti e reattivi.
Un esempio classico è il predatore dominante (maschio Alfa) che trascina il cliente dietro il bancone e lo divora lentamente , tale operazione può essere effettuta in tutta tranquillità perché nel frattempo il predatore Beta si alza sulle zampe posteriori e controlla che nessun altro si avvicini alla zona di caccia.
Un altro ovvio vantaggio della gestione del negozio a due è che eventuali tentativi di saccheggio del proprio territorio sono resi difficili dalla continua ed alternata sorveglianza dei due.

I piccoli branchi anche in questo si dimostrano inferiori perché la loro stessa natura numerosa li rende rumorosi e fastidiosi , non è insolito infatti entrare in un negozio di fumetti gestito da piccoli branchi ed essere spaventati dai loro guaiti e strepitii da cuccioli.

Ma la superiorità assoluta dei predatori a coppia la si vede nell’atto vero e proprio della cattura della preda è qui che la vera strategia , nonché esperienza dei grandi vecchi si mostra in tutta la sua magnificenza.

I predatori esperti non stanno mai più di tanto lungo il perimetro della loro area di caccia, non bighellonano nei pressi dell’entrata della tana perché questo ovviamente potrebbe spaventare la selvaggina…
I veri predatori …ATTENDONO dietro il bancone generalmente con aria distratta o assorta da altri compiti.
Molti etologi ritengono che i grandi maschi Alfa siano anche in grado di emettere degli ultrasuoni facendo vibrare delle apposite lemelle che hanno alla base della trachea ,ma queste teorie non sono mai state verificate perché a tutt’oggi non è mai stata fatta un’autopsia su un venditore di fumetti.
Tralasciando queste ipotesi fantascientifiche vogliamo invece concentrarci sulle prove concrete in nostro possesso, prima tra tutte il fenomeno empatico detto LA DANZA.

La Danza è una sorta di coreografia vocale e gestuale che fa sì che il predatore si guadagni la fiducia della preda.
Quest’ultimo infatti attende paziente che la preda entri nella sua zona, lascia che si addentri nella tana e non mostra interesse per lei fino a che non è a portata di tiro.

In questa fase (e vi prego di fare attenzione perché è uno dei fenomeni più belli che la natura ci possa concedere) la preda allunga il collo fino a rendersi completamente vulnerabile al predatore che (solo in apparenza) a malapena l’ha notata.
Per qualche minuto avviene un timido scambio di infomazioni che costituisce il cuore della Danza, la preda chiede infomazioni, annusa, fiuta e saggia timidamente il terreno con i suoi zoccoli…dopodichè, lentamente inizia a rilassarsi ad aprirsi e a FIDARSI.
Ma è a questo punto che si ha una dimostrazione di vera maestria: i veri predatori NON consumano subito la loro preda ,ma la lasciano pascolare liberamente nel loro territoria per ore e a volte per intere giornate.
Scienziati e ricercatori mimetizzati nella zona di caccia hanno potuto osservare questo fenomeno continuare per mesi interi ,fino a quando cioè la preda (omai completamente fiduciosa) si apre completamente al predatore ed estrae il suo bancomat.
E’ qui che il predatore voleva portare la sua preda ed è qui che repentinamente e senza preavviso assesta il suo colpo.
Un rapido movimento delle zampe anteriori, il bancomat che striscia sul pos , il tipico rumore dello scontrino e la preda confusa e sanguinante che si guarda intorno stordita e DI NUOVO vediamo la maestria della coppia di predatori.
La preda non viene uccisa , il rapido colpo sferrato dai predatori non è letale ,ma in compenso ha iniettato sella vittima una potente tossina che crea dipendenza…
Il più è fatto, la giovane preda viene aiutata a rialzarsi, gli viene offerto un caffè e gli viene assegnata un’apposita casella dove potrà effettuare i suoi versamenti mensilmente.
Tale metodologia comportamentale ha diviso gli esperti poiché per alcuni è da definirsi un tipo di caccia mentre per altri appartiene ad una sorta di “allevamento” più simile a quello che praticano le formiche con gli afidi.

Quale che sia la vera sfera di appartenenza di tale fenomeno è e sarà sempre uno degli spettacoli più affascinanti che la natura ci potrà mai offrire.

Articolo tratto da “Gli animali ci guardano” su gentile concessione del National Geographic

12 08.2006

Nota dell’autore: e ora il Sabato pomeriggio non avrò più un posto dove andare…

IL COLLEZIONISTA

Credo che la mania del collezionismo mi abbia colpito negli anni ’70, con l’avvento dei cosiddetti “Robot” che erano spuntati sulla scia dei cartoni animati giapponesi.
All’epoca li chiamavamo “Robò” ,perché come ho più volte ripetuto non c’era Internet e ognuno poteva crogiolarsi nella sua beata ignoranza pronunciando ogni cosa come cavolo gli pareva.
Goldrake e Jeeg spuntavano come funghi e io ricordo un fatidico giorno in cui tutto iniziò.
Mio padre mi aveva appena comprato una pista per le macchinine elettriche, la cosa buffa era che all’inizio mi aveva regalato una semplice circuito ovale, poi un “otto” e poi era iniziata un’escalation che sembrava destinata a non finire e che mi lasciava piuttosto perplesso.
MAI lo avevo visto così partecipe ad un “mio” gioco e MAI lo avevo visto chino a terra tutto assorto a disegnare un delirante circuito automobilistico.
Col senno di poi credo che mio padre all’epoca avesse l’età che ho io oggi e credo anche di aver compreso il concetto (più volte espresso dalle mie varie compagne) “voi uomini non crescete MAI”.
In ogni caso mio padre era lì sdraiato a terra tutto occupato ad agganciare pezzi di plastica tra loro e l’unica cosa a cui riuscivo a pensare io era quel piccolo pupazzetto di gomma colorata che avevo visto al negozio di giocattoli.
Il pupazzetto era Goldrake , mi pare che costasse mille lire e sono sicuro che un sacco di voi ne hanno comprato almeno uno.
Io sbavavo letteralmente per quel coso e non sapevo come fare presente la cosa a mio padre che era invece tutto preso da “suo” giocattolo…
Alla fine mi feci coraggio , avanzai la mia timida richiesta , mi beccai un commento tipo “ma cosa ci fai con quel coso?” però ottenni il mio pupazzetto e niente fu più lo stesso.

Ero piccolo, c’erano i compleanni, i Natali, gli onomastici e un’infinità di parenti che non vedeva l’ora di alimentare la mia patologia…in breve tempo la mia libreria si svuotò dagli odiati libri di scuola e si riempì di una numerosa serie di “Robò” degli anni 70…in tutto ne avevo 35.
Non erano tantissimi perché ero sì un piccolo malato cronico ,ma non un viziato e quella robina costava un casino anche allora.
Me li spolveravo, me li rimiravo e chiaramente ci giocavo ,ma con un criterio tutto particolare che implicava il NON graffiarli , il NON sbatacchiarli e il NON sciuparli.
“Che Palle!” dirà qualcuno.
Sì, avete ragione ,ma qui si sta parlando di un collezionista e anche se solo a livello embrionale le premesse della malattia c’erano tutte.
Col passare del tempo gli interessi si modificarono , smisi di giocare con i miei “Robò” , il che li consacrò definitivamente al livello di collezione e adesso sono lì…a pochi metri da dove mi trovo, al sicuro dentro una bella vetrinetta dell’Ikea.
Ad essere sinceri i collezionisti di cose come i modellini o simili non smettono realmente di giocarci ,ma s’inventano dei credibili alibi.
Come dicevo prima li spolverano, li sistemano, li spostano cambiando loro disposizione e fanno il tutto con la massima serietà mentre nell’altra stanza la moglie prepara la cena o mente i figli tornano dalla scuola… MA… se qualcuno potesse avvicinare l’orecchio alla loro bocca sentirebbe che mentre il collezionista sposta il modellino dell’astronave , o il cingolato dell’esercito, dalla sua bocca esce un tenue ,ma persistente rumore tipo “BRRRRRRRUMMMMMMM” , perché da qualche parte nel suo cervello il bambino ha ripreso il timone e sta di nuovo giocando e questo tanto per riconoscere che è vero: “gli uomini non crescono MAI.”

La passione per i “Robò” si evolse in qualcosa di diverso , gli interessi si modificarono e piano, piano iniziai a leggere libri ,ma soprattutto a leggere FUMETTI.

L’imprinting me lo aveva dato mia madre che la sera mi leggeva sempre Topolino per farmi addormentare ,ma la svolta arrivò durante una delle lunghe estati che trascorrevo in campagna dai miei nonni, qui una volta a settimana andavamo in paese per fare i vari rifornimenti e mentre loro facevano la spesa a me spettava un panino con la mortadella e un giro in edicola.
L’edicola era anche il fruttivendolo, i due ambienti convivevano in un negozio dove il profumo della frutta e degli odori freschi si mescolava con quello della carta.
Ancora oggi per me quell’odore è uno dei più buoni che esistano.
Qui trovai una raccolta di Alan Ford e visto non c’era molta scelta la comprai.
Ci diventai matto.
Mi faceva ridere da morire e mi piacevano i disegni da impazzire.
Poco tempo dopo scoprì che il fratello del mio miglior amico aveva una collezione quasi completa di Alan Ford mescolati alla ristampa intitolata “Il gruppo TNT”.
D’inverno iniziammo un rito fatto di lunghi pomeriggi all’insegna di un enorme pezzo di pizza al taglio (con 2000 lire se ne prendeva un tappeto), Sprite o Coca Cola e albi di Alan Ford da leggere mentre mangiavamo.
Sottolineo “mentre mangiavano” perché significa che ancora non ero del tutto perso, voglio dire: quale serio collezionista leggerebbe oggi un fumetto di Magnus mentre mangia la pizza?
Alla fine delle scuole elementari ero già sulla brutta china del collezionismo perché ricordo che il mio amico si fece vivo per telefono e mi disse “senti mio fratello rivorrebbe i suoi fumetti”.
Sì, perché io nel frattempo me li ero fregati tutti, un po’ per volta, con la scusa di leggerli li avevo traslocati nella mia libreria.
“Ah.” Risposi io improvvisamente terrorizzato “ma io pensavo che me li avessi regalati..” fu l’unica cosa che il mio straordinario ed agile intelletto riuscì ad elaborare.
Col tempo la cosa si sistemò , io riuscii a trovare varie altre copie de “il gruppo TNT” (la ristampa) e le rifilai al mio ingenuo amico al posto degli originali ponendo la prima pietra per la mia dannazione.
Ero divenuto a tutti gli effetti: un collezionista..


Quasi contemporaneamente alla scoperta di Alan Ford un nuovo e rivoluzionario programma televisivo faceva la sua comparsa in Tv , il titolo era SUPERGULP ed avrebbe ulteriormente segnato la mia vita ,ma anche quella di tantissimi altri.
All’interno di SUPERGULP vidi per la prima volta L’UOMO RAGNO e i FANTASTICI 4.
Di nuovo una folgorazione, di nuovo una rivelazione.
Uomo Ragno, Fantastici 4, Thor , Capitan America ecc. ecc. li adoravo tutti.
Il problema è che per vari motivi quando raggiunsi una certa “autonomia di acquisto” il fenomeno stava già morendo e questo mi costrinse a procurarmi la mia droga attraverso altri canali.
In Via S.Gallo (una strada vicino al centro nella mia città) trovai un negozietto di libri e fumetti usati che divenne la mia seconda casa.
Il negozio apparteneva a due anziani signori la cui unica preoccupazione era che io non facessi crollare le pile di fumetti che erano accatastate lungo le scalette del sottosuolo.
ERANO INFINITI, credetemi!
Ce ne erano a migliaia e costavano pochissimo.
Te li tiravano dietro e se li prendevi gli facevi un piacere…e io gliene feci…oh quanti gliene feci di piaceri!
Cominciai a comprare (e NON solo) a man bassa e depositai numerose altre pietre per la suddetta “dannazione del collezionista” , ci fu un anno che accumulai per tutto l’inverno fumetti di supereroi e non ne lessi neppure UNO.
Aspettai. Me li tenni da parte come una formichina paranoica e poi me li portai tutti in due valigie in campagna.
Per tre mesi lessi solo fumetti e se mi facessero una tac al cervello troverebbero i segni di quell’esperienza incisi a fuoco nel cervelletto.
Li leggevo, li disegnavo, li vivevo…. Dio come mi divertii!
Da quell’estate sto ancora cercando di ricatturare quella semplice felicità…ma alcuni momenti non tornano più.

Passarono altri anni e dall’indiscriminato acquisto di fumetti passai alla scelta delle condizioni, dal semplice implotonamento passai all’archiviazione e poi …e poi un giorno scoprii che c’erano pure le buste!

(Mi chiedo se ho utilizzato prima le buste per i fumetti o i preservativi…ma preferisco non pensarci e sorvolare.)

Le buste coincisero con l’avvento dei negozi di fumetti, il tempo dei negozietti dell’usato come unica fonte di collezionismo era finito.
Cominciarono a spuntare anche nella mia città dei luoghi specializzati nel trattare, (e spennare) gente come me, loro erano professionisti del settore che spacciavano Buste Bonelli, Buste Corno, Buste Marvel, con chiusura, col buchino per fare uscire l’aria buste con etichetta ecc. ecc. ecc.

Per anni pagai le vacanze estive ai proprietari di tali negozi comprando numeri rari de I FANTASTICI 4 e i prezzi non erano più quelli del negozietto dei due vecchietti…ma il peggio doveva ancora venire perché fino ad allora non avevo mai partecipato ad una fiera del fumetto.

Ed arrivò mia prima edizione di LUCCA FUMETTO…

Ancora una volta vidi la luce.


A Lucca mi si aprirono nuovi orizzonti e scoprii che non solo non ero l’unico appassionato malato ,ma c’era tanta gente che stava peggio di me.
A Lucca scoprii che oltre ai giovani collezionisti, ai ragazzetti e agli adolescenti vari c’era una ben più temibile categoria di collezionisti: gli adulti con tanti soldi.

Compassati signori con l’aria da impiegato di banca si aggiravano con un Aquila di Spazio 1999 sotto il braccio o genitori intenti a fare finta di aver comprato un Goldrake alto 1 metro e 50 per il figlioletto di due anni.

E venditori…sornioni e consapevoli, simili a grossi e pasciuti gattoni che aspettavano nelle loro tane leccandosi i baffi.

Non so chi fu ad avere per primo l’idea (probabilmente qualcuno dall’altra parte dell’oceano) fatto sta che già da tempo le grandi case editrici e più in generale i signori del marketing avevano scoperto che UN OGGETTO poteva essere venduto NON una ,ma MILLE volte aggiungendo pochissime e poco costose modifiche.

Copertine variant, edizioni speciali, copie a tiratura limitata, edizioni con spilla, col poster, con gli adesivi , pupazzetti colorati a mano , con la spada, con la pistola e così via all’infinito.

Ogni cosa poteva essere prodotta in infinite varianti e il collezionista avrebbe sempre abboccato.
C’erano i fumetti sigillati e addirittura quelli in busta nera sottovuoto che avevano valore solo se sigillati, c’era veramente DI TUTTO.

Non tutti i collezionisti fortunatamente cadevano nella trappola ed io riuscii a mantenere un profilo dignitoso ,ma al tempo stesso avevo le mie manie.
Ero ormai diventato un aspirante disegnatore di fumetti, avevo frequentato il Liceo Artistico, l’Accademia di Belle Arti e alla fine avevo scoperto che l’unico posto in cui s’imparava a disegnare era l’edicola.
Continuavo a comprare di tutto ,ma il problema era che al tempo stesso ero anche diventato un maniaco della conservazione …e i tempi di Alan Ford letto mentre mangiavo la pizza erano lontani.

Il problema era: come posso sfogliare e “spulciare” un fumetto senza danneggiarlo?

Con il formato Corno o se preferite Marvel non era un problema, gli albi erano spillati e non c’era rischio di rovinarli,ma per i Bonelli?

Chiunque sia un collezionista di Bonelli sa di cosa parlo.
Il formato Bonelli ha una suo massimo di apertura oltre il quale il fumetto non è più lo stesso e non è facile aprire un fumetto Bonelli , tenerlo aperto con una mano per copiarlo e con l’altra disegnare.
Per non parlare delle “DITATE” che ben presto sarebbero diventate una mia fissa specialmente sulle copertine NERE di Dylan Dog (ma come facevo a leggerli mentre mangiavo?!)

All’inizio mi inventai strani marchingegni tipo leggio per tenerli aperti ,ma non funzionavano bene, così ben presto trovai la soluzione più ovvia.

LA DOPPIA COPIA.

La doppia copia fu la scoperta dell’acqua calda…era semplice e non dovevo applicarla su vasta scala ,ma solo per quegli autori che mi piacevano.
Ben presto mi ritrovai ad avere una collezione nella collezione.
Su Dylan Dog avevo Roi, su Nathan Never avevo Casini e così via…il problema era che mi affezionavo anche alla collezione “per autore” ,mi dispiaceva rovinarle a furia di aprirle e scopiazzarle e che cosa si poteva fare?

LA TRIPLA COPIA.

Non sto scherzando, venite qui a trovarmi al mio studio e vedrete!
La cosa ancora più grave è che poi arrivarono gli amici (quelli SANI) che avevano condiviso la mania ,ma che poi erano cresciuti e si erano disintossicati…avevano mogli autoritarie che gli dicevano “butta via quella roba!” o stanze da liberare per cederle ai figli ecc. ecc.
E così piuttosto che buttare via le loro collezioni me le passarono , introducendomi alla fase successiva della patologia.

LA DOPPIA COLLEZIONE.

Non la farò tanto lunga…vi dico solo che di Dampyr ho tre collezioni e non chiedetemi “PERCHE’” o cosa cavolo ci faccio.
Non lo so.
Spesso mi dico “le venderò”, oggi c’è anche quel fantastico mezzo che è E bay che permette a noi collezionisti di farci del male ,ma la verità (che io so e che voi dovreste avere ormai intuito) è che NON le venderò mai.

Mi ci farò tumulare insieme come facevano i faraoni.

Continuando a frequentare mostre varie, iniziando a conoscere, gli autori, cominciando a lavorare, ad insegnare e a guadagnare disegnando , le mia disponibilità aumentò ed anche le mie brame di collezionista, così se alla prima Lucca Dio mi aveva parlato dicendomi “COMPRA FUMETTI!”.

Alle successive edizioni mi comparve davanti di persona e mi mostrò le Sacre Tavole…solo che non erano quelle dei comandamenti ,ma quelle originali dei fumetti che collezionavo.

Casertano, Casini, Villa, Brindisi e parlo solo di quelli italiani che avevo avuto modo di amare e di venerare da Dylan Dog in poi.

Erano tutte lì… esposte da signori in giacca e cravatta con la faccia da usurai e il sorriso delle volpi.
50 , 100, 300 e su fino a 1000 e oltre euro a tavola…
Bellissime, spesso irraggiungibili…ecco la fase terminale del collezionista, quella da cui o ESCI o
non ti salvi più.

Le leggende dicevano e raccontavano che Tizio si faceva fare i neri dalla moglie, che Caio detestava disegnare i cavalli, che Sempronio disegnava sempre due copertine per poi venderle tutte due come fosse solo una.


Il collezionismo era anche questo.

Che riguardasse tappi di bottiglia, scatole di fiammiferi o tavole originali, che si trattasse di auto d’epoca o di gioielli il collezionismo affondava le sua origini nel profondo dell’animo umano…il desiderio di possedere, di mostrare, di catalogare ,ma anche in qualche modo di RIVIVERE, e di ASSORBIRE.
Quasi che osservando un dipinto di un grande maestro o una tavola di un grande disegnatore ci si potesse appropriare di un pezzettino della sua grandezza.

I motivi non li conosco, ormai accetto questa mia “maledizione” con la serena rassegnazione , con tanta ironia e con un pizzico di buon senso.
Limito i miei acquisti e (come dicono tutti) “posso smettere quando voglio”.

12 08.2006